Riassunto analitico
Dal punto di vista letterale, il termine shelf life può essere tradotto come “vita di scaffale”, esso viene infatti normalmente impiegato per definire la “durabilità” di un prodotto alimentare. Nel presente lavoro di ricerca, in particolare, si è fatto riferimento alla shelf life secondaria, ovvero il periodo di tempo, successivo all’apertura della confezione, durante il quale il prodotto alimentare in questione mantiene delle caratteristiche qualitative accettabili. In questo contesto però, negli ultimi anni, sono state riscontrate diverse incomprensioni legate ad indicazioni poco chiare, o addirittura assenti, che comportano una grande disinformazione tra i consumatori, inducendoli spesso a scartare alimenti che sarebbero in realtà ancora accettabili, sia dal punto di vista igienico-sanitario che dal punto di vista sensoriale. L’obiettivo del lavoro svolto è stata quindi la valutazione dell’effettiva shelf life secondaria di due marchi di bevanda alla mandorla (cioè una bevanda analcolica di origine vegetale), per opportuno confronto con le indicazioni riportate in etichetta come “modalità d’uso”. Per fare ciò è stato predisposto un piano di campionamento che ha considerato due modalità di impiego che simulassero, in cinque differenti nuclei famigliari, due scenari di utilizzo domestico. Successivamente, per valutarne la qualità e l’idoneità al consumo dopo la prima apertura, le confezioni di bevanda alla mandorla sono state sottoposte ad opportune determinazioni di laboratorio, vale a dire analisi microbiologiche, test sensoriali e determinazione di due parametri chimico-fisici (ossia colore e pH). L'ipotesi che il progetto mirava a verificare è che la reale vita utile dopo la prima apertura possa essere più lunga di quanto indicato in etichetta, rappresentando questo un grande potenziale di riduzione degli sprechi alimentari sia a livello industriale che, soprattutto, a livello domestico. Indipendentemente dall’intensità di utilizzo del prodotto in questione (scenario 1 o 2), la bevanda alla mandorla si è dimostrata microbiologicamente stabile nella quasi totalità dei casi; solo nel caso del primo marchio analizzato, infatti, il 16° giorno è stato osservato un superamento delle soglie microbiologiche stabilite (10^6 UFC/ml). Anche i test sensoriali hanno dato dei risultati confortanti, in quanto sono stati valutati come “non accettabili” solamente i due campioni in cui era stata riscontrata una contaminazione microbica superiore a 10^6 UFC/ml. I risultati del presente studio suggeriscono quindi la possibilità di estendere la shelf life secondaria delle bevande di origine vegetale, andando di conseguenza ad aumentare la sostenibilità di queste produzioni e, più in generale, a limitare in maniera consistente gli sprechi ed i costi lungo tutta la filiera alimentare.
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