Riassunto analitico
Dai primi dell'ottocento, con la sua introduzione negli ordinamenti europei, la limitazione della responsabilità patrimoniale dei soci al capitale sottoscritto ha dovuto trovare conciliazione con la esigenza di tutela dei diritti dei terzi. Questa tutela fu incardinata sul capitale sociale e, successivamente, su un sistema di norme evolutosi e arricchitosi nel tempo teso a garantirne le effettività, sussistenza e salvaguardia al momento della costituzione della società e successivamente. La II direttiva UE, emanata a metà degli anni '70, ancora oggi mantiene l'istituto del capitale sociale al centro del sistema di tutela dei terzi per le “public company” - in Italia le S.p.a. I legislatori nazionali hanno usufruito di maggiore libertà per la regolamentazione delle società di capitali non rientranti nella II direttiva – in Italia le S.r.l. - e hanno subito le urgenze di modernizzazione degli impianti normativi dovuti alla maggiore competizione fra gli ordinamenti, soprattutto in seguito a fenomeni di globalizzazione, alla statuizione del diritto di stabilimento e alla crisi vissuta dalle economie occidentali dal 2008. La regolamentazione delle S.r.l. è apparsa diventare un laboratorio di prova per i legislatori: negli ultimi 25 anni la società a responsabilità limitata e le sue omologhe europee hanno visto variare plurime volte la loro regolamentazione. In seguito alla introduzione, all'avvio del millennio, di nuove modalità di versamento e ancor più dopo la innovazione legislativa delle società a responsabilità limitata con capitale minimo insignificante, di una decina di anni fa, ci si interroga sulla efficacia dell'istituto del capitale sociale, sul suo superamento e su sistemi alternativi di tutela dei terzi, anche alla luce dei provvedimenti legislativi emanati nel 2019.
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