Riassunto analitico
Sebbene la problematica HIV/ AIDS abbia destato particolare attenzione, soprattutto da un punto di vista medico – sociologico, tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, diverse sono le questioni che tale tematica lascia in sospeso ancora oggi, finanche nel settore giuridico. Singolare è la situazione che si è verificata nell’ambito del diritto penale nazionale ove la responsabilità penale per la trasmissione sessuale del virus HIV, che costituisce oggigiorno circa l’85, 5% delle nuove diagnosi, è un argomento sul quale l’attenzione si è incentrata a partire dai primi anni 2000. Partendo dal presupposto che non esiste in Italia una normativa diretta a disciplinare il fenomeno, si è lasciato a giurisprudenza e dottrina il delicato compito di tracciare i confini di questa complessa materia. Diverse, infatti, sono state negli anni le questioni che si sono dovute affrontare: a partire dalla fattispecie incriminatrice concretamente applicabile individuata, il più delle volte, nelle lesioni personali gravissime di cui all’art. 583 c.p. (malattia certamente o probabilmente insanabile); passando per il nesso di causalità che deve sussistere tra rapporto sessuale e trasmissione dell’infezione; per giungere sino al corretto criterio di imputazione soggettiva (dolo eventuale – colpa cosciente) di volta in volta adottabile. Questione dibattuta relativamente poco, per quanto attiene al territorio nazionale, è quella relativa all’oggetto fulcro di questa tesi, ovvero al consenso dell’avente diritto nell’ambito della possibile trasmissione sessuale del virus. L’indagine qui presentata si pone infatti l’obiettivo di capire quale rilevanza possa essere concessa al consenso prestato da un soggetto HIV negativo ad intrattenere un rapporto sessuale a rischio trasmissione con chi sa essere sieropositivo, senza che a quest’ultimo, in caso di contagio, possa essere mosso un rimprovero penale. Situazione, quest’ultima, che dev’essere distinta da quella in cui un soggetto consuma il rapporto con il fine di contrarre l’infezione. Alla base del lavoro si colloca il delicato equilibrio tra la possibilità di autodeterminazione del singolo e il raggio d’azione del diritto penale. A tal proposito viene condiviso il pensiero di quella dottrina che giustifica la repressione penale soltanto in presenza dell’harm principle o dell’offense principle, ovvero del principio del danno, o del principio dell’offesa, alla base dei quali vi è l’ idea che si possa punire chi reca un danno o un’offesa ad altri, ma non chi volontariamente e consapevolmente danneggia se stesso. La ricerca affronterà non solo l’annosa questione delle reciproche interferenze tra art. 50 c.p. e art. 5 c.c., ovvero quella relativa al momento in cui la scriminante del consenso dell’avente diritto può incontrare un limite nel divieto di atti di disposizione del proprio corpo che cagionino una diminuzione permanente all’integrità fisica, ma cercherà di spingersi oltre, sia grazie allo studio di dottrina italiana, sia per il tramite di un’indagine di diritto comparato. Quest’ ultima sonderà l’approccio alla problematica posto in essere da altri sistemi, sia di common che di civil Law (Inghilterra e Galles, Canada e Spagna), per cercare di comprendere quali siano i punti di forza e quali invece quelli di debolezza di queste esperienze giuridiche e se possano o meno esservi punti di contatto con la disciplina italiana. Ai fini del presente elaborato, inoltre, la scienza giuridica non può prescindere da conoscenze concernenti specificamente la scienza medica, nell’ottica di un seppur embrionale lavoro interdisciplinare.
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Abstract
Although the problem of HIV / AIDS has attracted interest, especially from a medical and sociological point of view, between the 1980s and 1990s of the last century, there are several controversial aspects which need to be deal with, even in the legal field .
It is peculiar the situation that has occurred within the national criminal law. In fact, in Italy the criminal liability for the sexual transmission of the HIV virus, which nowadays accounts for about 85.5% of the new diagnoses, has been the focus of the debate only starting from the early 2000s.
Starting from the assumption that there is no legislation in Italy that regulates this phenomenon, it has been left to the jurisprudence and the academics the delicate task of tracing the boundaries of this complex matter.
They have faced many issues over the years: starting with the concretely applicable criminal case, most of the time perceived in the very serious personal injuries of art. 583 c.p. (certainly or probably incurable disease); passing through a causal link between sexual intercourse and transmission of infection; to reach the correct criterion of subjective imputation (recklessness or negligence) from time to time admissible.
There has been relatively little debated in the national territory on the issue that is the core of this thesis: the role of the defence of consent of the victim under the possible sex transmission of the virus. The purpose of this study is to understand the relevance of the consent of a negative HIV person to have sexually transmitted sexual contact with those who are HIV positive, without the latter being able, in case of contagion, to be subjected to criminal proceedings. This situation must be distinguished from that in which a subject has a relationship with the specific purpose of contracting the infection.
This work is based on the delicate balance between the possibility of self-determination of the individual and the scope of criminal law.
In this regard, it is well-established in criminal law the doctrine which justifies criminal repression only in the presence of the harm principle or the offense principle, at the basis of which there is the idea that one can punish only those who bring harm or offense to others, but not those who voluntarily and consciously damage themselves.
The research will address not only the overwhelming question of mutual interference between art. 50 c.p. and art. 5 cc, that is when the consent of the victim may encounter a limit on the prohibition of disposition of our own body which causes a permanent decrease in physical integrity, but it will try to go further, by studying Italian doctrine, through a comparative law inquiry. The comparative part will consider the approach to the described problem by other systems, both common and civil law systems (England and Wales, Canada and Spain), in order to understand the strengths and the weaknesses of these legal experiences and whether or not there may be contact points with the Italian discipline.
Moreover, for the purposes of this paper, legal science can not ignore knowledge relating specifically to medical science, with the view of an embryonic interdisciplinary work.
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