Riassunto analitico
Lo scopo di questa tesi era l’identificazione, in campioni urinari, di biomarcatori in grado di discriminare con certezza il PCa dall’IPB, e di verificare se il processo infiammatorio interferisce in questo tipo di ricerca. Per lo studio sono stati arruolati 31 pazienti con diagnosi di PCa e 30 pazienti con diagnosi di IPB; l’esame istologico ha permesso di evidenziare l’eventuale presenza di infiammazione e, sulla base di questa, i pazienti sono stati suddivisi in 6 sottogruppi: pool1 (tutti i casi di PCa), pool2 (casi di PCa senza segni evidenti di infiammazione), pool3 (casi di PCa con infiammazione), pool4 (tutti i casi di IPB) pool5 (casi di IPB senza segni evidenti di infiammazione) e pool6 (casi di IPB con infiammazione). per ogni gruppo di pazienti si è costituito un pool di urina che è stato sottoposto ad un processo di concentrazione/desalificazione per aumentare la sensibilità diagnostica ed eliminare i sali interferenti con le tecniche proteomiche. Dopo tale processo si è quantificato il contenuto proteico di ogni pool. Il profilo proteico urinario è stato analizzato mediante tecniche elettroforetiche associate alla Spettrometria di Massa (MS). elettroforesi monodimensionale (1-DE) Per confermare i dati ottenuti con 1-DE/MS, gli stessi pool sono stati sottoposti ad elettroforesi bidimensionale (2-DE). 1-DE/MS. L’analisi d’immagine mediante “Quantity One” Software ha evidenziato 5 diverse bande differenzialmente espresse tra i Pool PCa e i Pool IPB (3 più espresse in PCa e 2 in IPB). L’analisi MS di queste bande ha identificato 10 proteine differenzialmente espresse, di cui 3 già candidate come possibili biomarcatori per la diagnosi di PCa, e la cui espressione sembrava non essere modificata dalla presenza di infiammazione. 2-DE/MS. L’analisi d’immagine mediante “PDQuest” Software seguita dall’analisi MS, ha permesso di analizzare in modo più dettagliato i profili proteici urinari delle due patologie, e di verificare come l’infiammazione, quando presente, modifica tali profili. I risultati ottenuti confermano in parte i risultati ottenuti con la 1-DE/MS: esistono differenze di espressione proteica fra le due patologie. Alcune differenze sono rilevabili sia in presenza che in assenza di flogosi; altre invece sono rilevabili solo in assenza del processo infiammatorio; un possibile biomarcatore identificato con la 1-DE si è mostrato differenzialmente espresso anche con questa tecnica. In conclusione: Le tecniche proteomiche possono essere di aiuto nella ricerca di nuovi biomarcatori diagnostici di PCa in campioni di urina ma, in tale tipo di ricerca, non deve essere sottovalutata l’eventuale presenza di infiammazione che potrebbe ostacolare l’identificazione di eventuali biomarcatori.
|