Riassunto analitico
Background L’epatocarcinoma è il tumore maligno primitivo del fegato più frequente. E’ al quarto posto per mortalità correlata a cancro nel mondo. In Italia l’incidenza di HCC è pari al 3%, la mortalità è al quinto posto. Epidemiologicamente è diffuso principalmente nei paesi orientali dell’Asia, seguito da Europa, Africa e Nord America. Le differenze geografiche dell’incidenza del tumore riflettono una diversa distribuzione geografica dei fattori di rischio, in particolare il virus dell’epatite B, virus dell’epatite C, inappropriato intake alcolico, fumo di tabacco, esposizione ad aflatossine, e di più recente osservazione la steatosi epatica non alcolica (NAFLD-NASH), forma epatica della sindrome metabolica, associata a diabete. L’epatocarcinoma insorge ad una età media di 50-60 anni e con maggiore frequenza intorno ai 70 anni. Colpisce soprattutto il sesso maschile, probabilmente per influssi ormonali e/o diversa espressione di fattori di rischio ambientale nei due sessi. Il trapianto ortotopico di fegato (OLT) rappresenta l’unico trattamento salvavita sia per il tumore che per la cirrosi in fase scompensata. La disponibilità di donatori e la selettività dei criteri trapiantologici ha determinato l’ampliamento delle possibilità di trattamento: chirurgico mediante resezioni epatiche e loco-regionale come chemioembolizzazione trans arteriosa (TACE), termoablazione con radiofrequenze (RITA) ed altre metodiche. La recidiva della neoplasia è soprattutto intraepatica, ma anche extraepatica: si verifica principalmente in polmone, ossa, linfonodi. Essa impatta fortemente sulla sopravvivenza dei pazienti. Gli attuali algoritmi terapeutici (es. BCLC, criteri di Milano) utilizzati per operare la migliore scelta terapeutica per questi pazienti prendono come riferimento parametri di laboratorio e radiologici statici, puntuali, non prendono come riferimento l’eterogeneità e la dinamicità del tumore, importanti nel predire l’evento recidiva. Obiettivi L’obiettivo dello studio è analizzare e categorizzare i fattori clinici e biologici responsabili dell’eterogeneità e dinamicità di HCC, come l’invasione vascolare e la neoangiogenesi, da intendere come possibili fattori predittivi della recidiva dell’epatocarcinoma e correlati alla sopravvivenza. Metodi Nello studio è stata analizzata una coorte prospettica di 94 pazienti, con diagnosi clinica e/o istologica di HCC, trapiantati presso il Policlinico di Modena. Il database comprendeva valori di genere, BMI, alfa-fetoproteina (AFP), alla diagnosi e dopo OLT, le dimensioni tumorali alla diagnosi, le dimensioni tumorali sul fegato espiantato e la presenza d’invasione microvascolare, è stata analizzata immunoistochimicamente l’espressione di ANGPT2 sulle biopsie epatiche, nel microambiente peritumorale e sui fegati espiantati. Risultati I risultati dell’immunoistochimica, analizzati con metodi statistici, suggeriscono la presenza di fattori strettamente collegati alla possibilità di sviluppare recidiva di HCC. Nei soggetti che hanno presentato recidiva dell’HCC dopo trapianto è stata dimostrata infatti in modo statisticamente significativo un’espressione molto più marcata di angiopoietina-2 negli endoteli vascolari del tumore nel pre-trapianto rispetto ai soggetti trapiantati che non hanno presentato recidiva nel post-trapianto. Non aveva invece rilevanza l’espressione di angiopoeitina-2 epatocitaria. I soggetti che hanno presentato recidiva hanno avuto una mortalità significativamente più alta dei soggetti senza recidiva. Conclusioni Gli HCC che esprimono ANGPT2 endoteliale presentano un decorso clinico estremamente aggressivo e che influenza in modo marcato la sopravvivenza post-trapianto. Questi dati suggeriscono che la valutazione delle caratteristiche biologiche del tumore dovrebbero entrare fra i fattori che regolano la trapiantabilità di una soggetto con HCC.
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