Riassunto analitico
Le costruzioni culturali operate intorno alla percezione della mascolinità e della femminilità hanno origini lontane e affondano le radici in un terreno innaffiato con la cultura, seminato con la storia e arato con il costume. L’assegnazione di caratteristiche più immediatamente attribuibili alla mascolinità o alla femminilità tocca diverse sfere del quotidiano, non ultima quella del lavoro, e passa anche per le forme di rappresentazione che all’interno del discorso sociale contribuiscono alla costruzione del genere. All’interno di una trattazione tripartita, obiettivo dei tre saggi di cui è composta la tesi, dunque, è sviscerare la dialettica tra genere e prodotti audiovisivi per addentrarsi nella grande tematica della rappresentazione del lavoro femminile. Nell’ambito del primo saggio, alcuni corti di Short on Work, concorso internazionale sul lavoro organizzato dalla Fondazione Marco Biagi, offrono una panoramica sulla percezione della sfera professionale femminile in tal senso e permettono di osservare quanto i modelli culturali relativamente al lavoro femminile siano radicati, per adesione o contrasto, nell’immaginario collettivo. Obiettivo dell’analisi è configurare le diverse forme di rappresentazione, oltre che tracciare le tendenze di rappresentazione del lavoro femminile all’interno dell’archivio. Se analizzare il lavoro femminile, dunque, può significare parlare di e con le immagini, in linea con un utilizzo dell’audiovisivo che trova storicamente posto nella ricerca sociale sin dagli inizi del ‘900, l’immagine ha trovato sempre più rilievo all’interno della dialettica metodologica legata alla ricerca sul campo nelle scienze sociali, secondo un percorso che pone l’audiovisivo non solo come oggetto di studio ma anche come strumento di indagine all’interno di un dialogo serrato tra la metodologia di ricerca e il linguaggio audiovisivo. Partendo da questo presupposto, il secondo capitolo della tesi offre un esempio di questo dialogo costituito da alcuni lavori di Cesare Zavattini che, nella logica del pedinamento e della fascinazione da accadimenti della vita quotidiana, fu antropologo di fatto nelle sue indagini audiovisive su Luzzara (Un paese), oltre che nel configurare alcuni elementi preponderanti della condizione e del lavoro femminile degli anni ’50 (Roma ore 11, Siamo donne). Analizzare metodo e contenuti di queste opere, tenendo conto oltre che del metodo antropologico anche di stimoli offerti dalla semiopragmatica, risulta essere l’ obiettivo di questo secondo capitolo. Una certa tipizzazione delle professioni, strettamente connessa alla codifica di modelli femminili, infine, fa parte anche di un universo, quello della serialità audiovisiva, che trova sempre più spazio all’interno dell’immaginario contemporaneo. Ma quali sono i modelli femminili e le loro caratteristiche, anche professionali, configurati all’interno delle serie televisive statunitensi di successo? E qual è la ricaduta da un punto di vista dei fruitori e dell’esperienza spettatoriale? Partendo dall’idea secondo cui il racconto come discorso rappresenta una cucitura tra il mondo diretto (realtà) e il mondo indiretto (serialità), nel terzo capitolo della tesi si tenta di osservare come penne e sguardo di differente genere possano configurare modelli femminili differenti e dalle sfaccettature variegate. Alla luce di queste considerazioni, quindi, la terza parte della trattazione risulta essere dedicata all’analisi di tipizzazioni professionali configurate in serie televisive di grande impatto nell’immaginario collettivo (Breaking bad, House of cards, How I met your mother, New Girl, Scrubs, Big little lies), in una dialettica che tenterà di osservare connessioni e dissonanze tra mondo reale e mondo seriale.
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Abstract
The cultural constructions about the perception of masculinity and femininity have far origins and sink their roots into a soil watered with culture, sown with history and plowed with costume. The assignment of attributes most immediately related to masculinity or femininity touches different spheres of the daily life, not least that of work, and also goes through the representations that within social speech contribute to the construction of gender. Within a tripartite approach, the aim of the three essays that compose this thesis is therefore to focus on the relationship between gender and audiovisual products, as well as to focus on the great theme of the representation of female work.
Within the framework of the first essay, some short videos of Short on Work, an international work competition organized by the Marco Biagi Foundation, provide an overview of the perception of the female professional sphere and let to observe how cultural models in relation to female work are rooted, by adhesion or contrast, in the collective imagination. The aim of the analysis is to focus on the different ways of representation, as well as to map out the trends of representation of female work within the archive.
So if analyzing female work can mean talking about and with images, according to the use of audiovisuals products that has historically been placed in social research since the early 1900s, the image has increasingly found inside of the methodological dialectic related to field research in social sciences, according to a path that places audiovisual not only as a subject but also as a research tool within a tight dialogue between research methodology and audiovisual language. Starting from this assumption, the second chapter of the thesis provides an example of this dialogue consisting of some Cesare Zavattini’s works. He was an anthropologist in his audiovisual investigations on Luzzara (Un paese) as well as configuring some of the prevailing elements of the condition of the female work of 50’ (Rome ore 11, Siamo donne). Analyzing the method and content of these works, according to anthropological and semiologycal methodology, is the goal of this second chapter.
A certain typification of jobs, closely linked to the coding of female models, is also part of a universe composed by tv series, which finds more and more space within the contemporary imagination. But what are the female models and their features, even professional, configured within the successful US television series? And what is the point of view of the users and the spectator experience? Starting from the idea that the tale as a speech represents a seam between the direct world (reality) and the indirect world (seriality), in the third chapter of the thesis we try to observe different female models built in tv series. Starting from these considerations, the third part of the discussion is devoted to the analysis of professional typologies configured in television series of great impact in the collective imagination (Breaking Bad, House of Cards, How I Met Your Mother, New Girl, Scrubs, Big little lies) in a kind of analysis that will try to observe connections and disunions between the real world and the serial world.
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