Riassunto analitico
La disciplina della Cognitive Poetics offre una nuova prospettiva per analizzare la possibile convergenza tra narrazione, esperienza corporea del mondo e strutture profonde del cervello umano. In questa direzione, la permanenza e la diffusione del genere fiaba appaiono collegate a una predisposizione della mente umana verso l’acquisizione di particolari tipi di rappresentazioni mentali. Questo studio intende mostrare come la fiaba abbia assunto, nel corso dei secoli, lo status di prodotto culturale di successo proprio perché il genere impiega temi e dispositivi retorici cognitivamente connaturati, ovvero elementi facilmente acquisibili, memorizzabili e trasmettibili, capaci quindi di stabilizzarsi nella memoria inconscia. Alcuni temi sono «cognitivamente pregnanti» perché in grado di suscitare inferenze spontanee nella mente umana, capaci quindi di esercitare un richiamo, a livello inconscio, a specifici strumenti evolutivi, sviluppati dalla mente umana per rispondere a primarie esigenze di sopravvivenza. L’analisi di una serie di cases-study dimostra come il successo culturale di alcune fiabe di origine popolare e d’autore sia da collegare proprio alla loro capacità di richiamo a sistemi di inferenza profondamente ancorati nella mente umana. Per questa ragione, i personaggi e gli eventi soprannaturali che caratterizzano il genere fiaba sono diffusi in tutti i tempi e le culture. Temi fiabeschi quali la predazione, il cannibalismo e le «trasgressioni» morali e sessuali appaiono indirettamente collegati a un vero e proprio «catalogo ontologico» dell’evoluzione e, per questo, si comportano da straordinari attrattori cognitivi. La memoria non cosciente costituisce, in questo senso, un punto cruciale nella conservazione e nella diffusione di narrazioni, comportamenti e rituali magici e religiosi. Le rappresentazioni e le pratiche culturali possono quindi configurarsi come varianti di tratti evolutivi e, in quanto tali, sfruttare un vantaggio di tipo mnemorico, inferenziale e di trasmissione. La fiaba, in particolare, dimostra una straordinaria capacità adattativa e si configura come mneme con facoltà, al pari dei geni, di diffondersi e permanere nella storia della cultura dell’uomo, seguendo un modello di trasmissione epidemiologica. La morfologia fiabesca, i dispositivi e temi peculiari del genere esercitano inoltre un forte potere come attrattori cognitivi della trasmissione culturale. Nei cases-study, l’analisi filologica dei testi ha potuto così intrecciarsi alla prospettiva antropologica cognitivista, alla ricerca neuroscientifica, alla psicologia evolutiva, ma anche all’archeologia processuale e alla storia della medicina, nel tentativo di restituire un frangente della complessità del genere fiabesco. L’atemporalità configura infatti la fiaba come milieu privilegiato in cui può scaturire l’essenza stessa della sopravvivenza delle forme, delle apparizioni e delle metamorfosi dei fantasmi antichi dell’immaginario individuale e collettivo. Proprio la cristallizzazione degli antichi topoi della tradizione orale, che affiorano anche nella fiaba d’autore, consente di rilevare la valenza fondante della narrazione fiabesca come pratica adattativa finalizzata al problem solving, come risposta all'esigenza di controllo e di intervento sul mondo.
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Abstract
The Cognitive Poetics discipline offers a new perspective to analyze the possible convergence among narrative, bodily experience of the world and deep structures of the human brain. In this direction, the permanence and the spread of the fairy tale genre appear to be related to a predisposition of the human mind towards the acquisition of specific types of mental representations. This study aims to show how the fairy tale has assumed, during the centuries, the status of a cultural product of success just because the genre employs themes and rhetorical devices cognitively ingrained, or elements easily acquirable, storable and transmittable, able thus to settle in the unconscious memory. Some themes are «cognitively meaningful» because they can excite spontaneous inferences in the human mind, therefore capable of exercising a call, at an unconscious level, at specific evolutionary tools, developed by the human mind in order to answer basic survival needs. The analysis of a series of cases -study demonstrates how the cultural success of some fairytales is to be connected to their own ability to appeal to inference systems that are firmly anchored in the human mind. For this reason, the characters and supernatural events that characterize the fairytale genre are common in all ages and cultures. Fairytale themes such as predation, cannibalism, moral and sexual transgressions appear to be indirectly related to a real ontological catalog of evolution and, therefore, they behave as extraordinary cognitive attractors. The unconscious memory is, in this sense, a crucial point in the preservation and diffusion of narratives, behaviours, magical and religious rites. The representations and cultural practices then may be seen as variants of developmental traits and, as such, exploit a type mnemorico advantage, inferential and transmission. The fairy tale, in particular, shows a remarkable adaptive ability and it is configured as mneme with faculty, like genes, to spread and to persist in the history of human culture, following an epidemiological transmission model. The fairytale such as morphology, devices and defining themes of the genre also train a strong power as cognitive attractors of cultural transmission. In cases-study, the philological analysis of texts was able to interlace with the anthropological perspective, cognitive, neuroscience research, the evolutionary psychology, but also procedural archeology and the history of medicine, in order to return a juncture of the complexity of such fairytale. The timelessness constitutes in fact the tale as a privileged milieu from which it can spring the very essence of the survival of forms, appearances and metamorphoses of the ancient ghost of individual and collective imaginary. Just the crystallization of the ancient topos of the oral tradition, which appear also in the author’s tale, allows to notice, in a new light, the fundamental value of the fairytale narrative as an adaptive practice aimed at problem solving, like a response to the need of control and intervention on the world.
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