Riassunto analitico
.Le Neoplasie Mieloproliferative (Myeloproliferative Neoplasms, MPNs), a cui appartengono Policitemia Vera, Trombocitemia Essenziale e Mielofibrosi Primaria, sono disordini clonali caratterizzati dall’iper-produzione di cellule terminalmente differenziate della serie mieloide. L’insorgenza di queste patologie è dovuta a tre mutazioni driver mutualmente esclusive nei geni JAK2, CALR e MPL, e a mutazioni aggiuntive su geni come TET2, ASXL1 e EZH2 coinvolti nei processi di rimodellamento della cromatina, SRSF2 e SF3B1 responsabili dello splicing alternativo dei trascritti primari, TP53 coinvolto nel riparo del danno al DNA e FLT3 e IDH1/2 frequentemente mutati nelle Leucemie Mieloidi Acute (AML) de novo. Recenti studi hanno dimostrato che l’ordine di acquisizione di tali mutazioni da parte delle cellule staminali ematopoietiche (HSCs) influenza il fenotipo della malattia. Inoltre l’identificazione di cloni aggressivi nelle prime fasi della malattia, tramite analisi condotte a livello di singola cellula, potrebbe fornire informazioni per una valutazione prognostica più accurata. Abbiamo quindi ottimizzato un protocollo di analisi genomica a livello di singola cellula per lo studio dell’eterogeneità clonale e del profilo mutazionale di un paziente affetto da Mielofibrosi Primaria e sottoposto a trattamento con Ruxolitinib. Mediante questo approccio è stato possibile caratterizzare l’assetto genomico delle cellule staminali/progenitori CD34+ del paziente in tre fasi della malattia: in fase cronica, durante il trattamento con Ruxolitinib e in seguito a progressione ad AML. La ricostruzione della gerarchia clonale delle mutazioni ha dimostrato che l’evoluzione della malattia è caratterizzata da un aumento sia del tasso mutazionale che dell’eterogeneità clonale. In particolare il primo evento mutazionale interessa il gene TET2, seguito dalla mutazione driver JAK2 V617F. I dati evidenziano inoltre un’espansione del clone TP53-mutato durante la progressione della malattia, seguita da una sua modesta riduzione durante la fase leucemica; ciò suggerisce che la mutazione di TP53 sia fondamentale per promuovere la fase accelerata di malattia, ma non sufficiente per supportare la trasformazione leucemica. L’analisi su singola cellula ha consentito inoltre di identificare, in una piccola popolazione di cellule, una nuova variante di TP53, che potrebbe contribuire all’instabilità genomica caratteristica della fase accelerata di PMF. Al contrario di quanto emerso per TP53, la progressiva espansione del clone FLT3-mutato nelle tre fasi della malattia conferma il ruolo determinante della mutazione di FLT3 nel promuovere la trasformazione leucemica. Inoltre lo studio condotto a livello di singola cellula, al contrario del sequenziamento massivo (NGS) sull’intera popolazione cellulare utilizzato ad oggi in diagnostica, ha permesso di identificare precocemente i cloni mutati per TP53 e FLT3 già in fase cronica, dimostrandosi una metodica promettente per l’identificazione precoce di cloni rari. L’analisi genomica condotta a livello di singola cellula ci ha quindi consentito di risolvere l’eterogeneità clonale del comparto staminale coinvolto nella malattia; inoltre la capacità di identificare cloni pro-leucemici già in fase cronica potrebbe consentire di definire più accuratamente la prognosi, di predire la trasformazione leucemica e di indirizzare in modo adeguato la scelta terapeutica nell’ottica della medicina personalizzata.
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