Riassunto analitico
Il welfare aziendale, inteso come welfare di fonte aziendale sia da atto liberale che da fonte contrattuale o regolamentare, è volto all’erogazione di beni e servizi che favoriscono una più efficace conciliazione tra vita lavorativa e privata, apportando benefici per il lavoratore, per la sua famiglia e per i territori nei quali le imprese operano (Basenghi, Levi, Pellacani & Tampieri, 2018; Maino & Mallone, 2015; Massagli, Spattini & Tiraboschi, 2018). Il welfare aziendale supera i limiti degli aumenti in busta paga, poiché a differenza di questi ultimi è favorito dallo stesso Legislatore sia da un punto di vista fiscale che contributivo, per mezzo della legislazione fiscale. In particolare, l’art. 51, commi 2, 3 e 4 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) contiene una deroga al principio di onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente, che permette di escludere in tutto o in parte le prestazioni di welfare dalla base imponibile, in quanto misure che non hanno finalità remunerativa, bensì sociale, redistributiva e concessiva, costituendo un quid pluris riconosciuto dal datore di lavoro in aggiunta e non in sostituzione di elementi fissi o variabili della retribuzione (Massagli et al., 2018; Treu, 2020). L’elaborato si è posto l’obiettivo di approfondire il welfare aziendale in Italia cercando innanzitutto di chiarire come sia nato all’indomani della crisi del Welfare State, cosa significhi welfare aziendale e quali siano le sue funzioni, gli attori coinvolti e le principali prestazioni da inserire nella costruzione del piano di welfare aziendale. Si delinea la fonte legale per mezzo dell’art. 51 del TUIR e degli artt. 95 e 100 dello stesso; le leggi di stabilità e bilancio per il 2016, 2017 e 2018; e le principali Circolari e Risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate. Si prosegue con l’analisi della fonte collettiva e la produzione pattizia con riferimento al settore della metalmeccanica, delineando le principali misure previste dal CCNL dell’Industria metalmeccanica e le iniziative intraprese dalle imprese del settore. Infine, analizzati i principali vantaggi fiscali e contributivi in capo al lavoratore e al datore di lavoro, si individuano le ragioni per le quali nell’Industria 4.0 sia diventato necessario investire in servizi di welfare (tra queste: produttività, benessere organizzativo, gestione della pandemia da Covid-19). L’analisi del fenomeno è stata possibile grazie al confronto tra diverse fonti bibliografiche e l’approfondimento svolto attraverso report reperiti su differenti siti web, tra i quali rilevano: http://www.oneclick.unimore.it/ ; https://www.secondowelfare.it/ ; https://www.aiwa.it/ ; http://www.bollettinoadapt.it/ . A questi si aggiunge l’analisi della fonte legale attraverso https://www.normattiva.it/ , della fonte collettiva su https://www.federmeccanica.it/ e degli interventi dell’autonomia privata reperiti sui siti web delle federazioni sindacali del settore della metalmeccanica quali https://www.fiom-cgil.it/net/ , https://www.fim-cisl.it/ , https://www.uilmnazionale.it/ . In ultima battuta si sono monitorati gli aggiornamenti in materia attraverso account Twitter quali per esempio quelli di AIWA, ADAPT, Secondo Welfare, Welfare4People.
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