Riassunto analitico
Background: La fibrillazione atriale ha una crescente incidenza, prevalenza e un sempre più alto impatto sul sistema sanitario. I pazienti sono sempre più anziani, affetti da altre condizioni cliniche concomitanti e ciò richiede un approccio olistico e sempre più individuale nei confronti del malato, che va analizzato nella sua complessità. Razionale dello studio: Il nostro studio ha l’obiettivo primario di analizzare la performance prognostica di alcuni scores di rischio applicati ad un’ampia casistica di pazienti. Endpoint primario dello studio è stato di valutare specificità, sensibilità potere predittivo positivo e negativo degli scores di rischio considerato. Endpoint secondario dello studio è stato di valutare il rischio conferito da ogni score rispetto a: i) mortalità per tutte le cause; ii) mortalità totale+ ogni evento ischemico/tromboembolico (stroke, TIA, S.coronarica acuta, embolia polmonare [endpoint composito]); iii) ogni evento del punto (ii) ed emorragie maggiori (net clinical outcome [NCO]). Metodi: Lo studio è stato effettuato includendo 645 pazienti (arruolati nel reparto di Cardiologia del Policlinico di Modena e inclusi nei due registri “EORP” e “FAMO” da Gennaio 2016 a Luglio 2020. I pazienti dovevano essere maggiorenni e avere una documentazione ECG di FA entro l’anno dall’arruolamento. Tra gli indici di comorbidità abbiamo utilizzato il Charlson Comorbidity Index (CCI), Elixhauser Comorbidity Measure (ECM) ed il Cambridge Multimorbidity Score (CMS). Tra gli scores di rischio tromboembolico ed emorragico abbiamo utilizzato CHA2 DS2 VASc, CHA2DS2VA, CHADS2, HAS-BLED, ORBIT, ATRIA e RED-AF. Gli scores sono stati considerati come variabili continue (per il calcolo delle curve ROC e per gli hazard ratio [HR]) sia come variabili dicotomiche (per sensibilità, specificità potere predittivo positivo [PPV] e negativo [NPV]) in base a quanto indicato in letteratura per rendere i dati omogenei e quindi confrontabili. Risultati: La casistica analizzata è costituita da 391 uomini (60.6%) e 254 donne (39.4%), con un’età media di 72 anni (IC95% 71-73) ± 11 anni (ds), età mediana 74 (IQR:66-80). Solo il 5.3% dei pazienti non presenta nessuna comorbidità o fattore di rischio, il 42.4% ne ha almeno quattro in anamnesi. Dopo un follow-up mediano di 1003 giorni (IQR: 479.5-1298) si sono verificati 113 (17.5%) decessi, 156 (24.2%) hanno raggiunto l’endpoint composito e 134 (20.7%) sono andati incontro a NCO. 30 (4.7%) pazienti sono stati persi al follow-up. Una maggiore capacità discriminativa (ancorchè moderata) è stata ottenuta dall’ORBIT vs CHA2DS2VASc (reference) per la mortalità (AUC 0.758 p=0.0051), per l’endpoint composito (AUC 0.736 p=0.0428), per il NCO (AUC 0.750 p=0.0031). Un CHA2DS2VASc >1 (>2 nelle femmine) ha mostrato la più alta sensibilità (97.4%, 97.4%, 96.3%, rispettivamente per mortalità per tutte le cause, endpoint composito e per outcome clinico netto) unito al più alto valore predittivo negativo (97.3%, 96.3%, 95.5%) per quanto riguarda tutti e tre gli endpoint considerati. Quando gli scores sono stati dicotomizzati, avere un RED-AF score > 87 ha mostrato un rischio di mortalità circa 4 volte superiore a coloro che avevano uno score ≤ 87 (HR 4.119; 95%CI 2.076-8.169; p< 0.001) seguito dal CHA2DS2VASc >1 (HR 3.670; 95%CI 1.668-7.976; p=0.001); per l’endpoint composito il CHA2DS2VA >1 ha mostrato il rischio maggiore (HR 4.344; 95%CI 2.195-8.957; p < 0.001) unitamente al CHA2DS2VASc (HR 4.259; 95%CI 2.153-8.428; p<0.001). Per il NCO il rischio maggiore è stato mostrato dall’ORBIT > 2 (HR 3.606; 95%CI 2.512-5.176; p < 0.001).Conclusioni: La ricerca sull’utilizzo e sul confronto prognostico degli scores nei pazienti affetti da FA risulta ancora acerba. Il CHA2DS2VASc ha confermato la sua importanza come strumento clinico di screening dei pazienti ad alto rischio per i 3 endpoint considerati.
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