Riassunto analitico
La diagnosi di infezione da COVID-19, basata su criteri clinico-radiologici, è confermata da esami di laboratorio mediante reazione a catena della polimerasi (Real-Time Polymerase Chain Reaction, RT-PCR), che va ad amplificare l’RNA virale. La PCR viene eseguita di routine su materiale a fresco (tampone nasofaringeo). I campioni inviati per l’esame istologico in Anatomia Patologica sono invece fissati in formalina ed inclusi in paraffina (FFPE). La formalina neutra tamponata al 10% inattiva la quasi totalità delle particelle virali nei tessuti dopo 1 giorno di fissazione ad una temperatura tra i 25°C e i 37°C anche se non è chiaro se questi trattamenti siano in grado di eliminare il virus dai tessuti. La realizzazione di studi su tessuti FFPE è importante per una valutazione della sicurezza/rischio di infezione per gli operatori chirurgici e di laboratorio che manovrano tali campioni. Le metodiche disponibili per l’identificazione del virus su campioni FFPE sono RT-PCR, ibridazione in situ (ISH) ed immunoistochimica (IIC). Tuttavia non ci sono risultati su ampie casistiche che valutino sensibilità e specificità di tali metodiche in questo tipo di campioni. Infatti, i rari studi disponibili in letteratura sono relativi a modelli sperimentali (topi, cellule) o a studi autoptici. I tessuti autoptici, tuttavia, vanno incontro ad intrinseci processi di autolisi che possono modificare la resa delle varie metodiche, alterando i dati di tropismo virale rispetto a quelli ottenibili da biopsie/pezzi chirurgici di pazienti vivi. Inoltre, i rari studi disponibili valutano prevalentemente materiale a fresco o sono relativi a singoli case reports o piccole casistiche, e perlopiù sono limitati a biopsie di sedi accessibili quali la cute. Non è ancora stata eseguita una correlazione temporale tra i risultati di RT-PCR su tampone nasofaringeo e risultati di RT-PCR, IIC e/o ISH su materiale FFPE), non si conosce quanto il virus possa persistere a livello dei tessuti fissati anche dopo negativizzazione del tampone nasofaringeo e poco è riportato circa le caratteristiche istologiche dei tessuti di pazienti da poco risultati positivi per SARS-CoV-2. Nel nostro studio sono stati selezionati pazienti positivi al tampone nasofaringeo (analizzato mediante RT-PCR su materiale a fresco) e sottoposti in seguito ad un esame istologico nei 30 giorni successivi al tampone positivo. L’obiettivo dello studio è la valutazione delle caratteristiche istologiche e la stima della prevalenza tissutale di SARS-CoV-2 a 30 giorni confrontando i risultati delle indagini diagnostiche eseguite per l’identificazione del virus (IIC, RT-PCR).
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