Riassunto analitico
All’interno della successione langhiano-serravalliana della Formazione Marnoso-arenacea affiorano diversi intervalli pelitici con spessori da 50 a 200 metri, interpretati in letteratura come depositi di frane sottomarine in massa. Recenti studi (CONTI et alii, 2021 cum ref.), propongono invece una genesi complessa, non solo legata a trasporti gravitativi in massa, ma frutto di una complessa interazione tra meccanismi sia sedimentari che tettonici. La genesi di questi intervalli sarebbe legata alla formazione di alti strutturali, generati da thrust ciechi, nelle porzioni più interne dell’avanfossa, con la formazione di blande pieghe anticlinali di tetto: su questi alti si sedimentavano le parti più fini delle torbide dell’avanfossa assieme a depositi pelagici. Allo scopo di verificare questo complesso scenario dell’avanfossa interna miocenica è stato studiato l’intervallo pelitico di Prati Piani, di età Serravalliana superiore, confrontandolo con l’intervallo di Acquadalto, di età Langhiana. La raccolta dati è avvenuta tramite più campagne di rilevamento su affioramenti di entrambi gli intervalli pelitici presi in esame. Grazie alla raccolta di nuovi dati è stato possibile completare la carta geologica dell’intervallo pelitico di Prati Piani (ribattezzato in questo lavoro VisignanoPrati Piani-Frassineta) già iniziata in altre tesi di laurea. Sulla base di dati e considerazioni stratigrafiche delle successioni, analisi delle facies e studio dei rapporti tra le litologie alloctone e autoctone viene proposto un possibile modello evolutivo temporale dell’alto intrabacinale, dalla sua attivazione fino alla disattivazione. Il sistema strutturale collegato agli alti intrabacinali (faglie inverse e strutture distensive del piegamento di tetto) permetteva a fluidi ricchi in metano di migrare verso l’alto, con il conseguente sviluppo di fiorenti comunità chemiosintetiche, precipitazione di carbonati autigeni, e di una instabilità sedimentaria, soprattutto confinata alle scarpate degli alti. Le strutture in rilievo avevano inoltre un complesso sistema di culminazioni e depressioni assiali, in parte influenzato dalla messa in posto di copri franosi extraformazionali provenienti dal prisma di accrezione appenninico. La messa in posto dei corpi extraformazionali era a sua volta, guidata dalla morfologia dell’alto e provocava instabilità sedimentaria nei sedimenti pelitici. Le culminazioni più alte, caratterizzate da tassi di sedimentazione bassi o nulli, erano sede di hardground con caratteristici accumuli glauconitici. Studi successivi dovranno verificare se questo modello evolutivo sia applicabile anche ad altri intervalli pelitici, come il confronto con l’intervallo di Acquadalto fa presagire.
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