Riassunto analitico
L’aumento dei fenomeni di resistenza dei microrganismi agli antimicrobici, di cui l’antibiotico-resistenza è l’effetto più rilevante, rappresenta un pericolo sia nella medicina umana sia veterinaria. È quindi necessario limitare l’impiego degli antimicrobici, migliorando l’appropriatezza del loro utilizzo e individuando sistemi alternativi per il controllo delle malattie batteriche. Nell’allevamento bovino da latte le strategie per limitare il ricorso agli antibiotici sono molteplici e tra queste vi è la cosiddetta “asciutta selettiva” che, se gestita correttamente, permette di ridurne o annullarne l’uso in questa fase, senza ripercussioni negative sulla salute delle bovine. L’obiettivo di questa tesi è stato quello di confrontare tre diversi protocolli, di cui uno sperimentale, per l’utilizzo o meno dell’antibiotico nella bovina al momento della messa in asciutta. Il primo protocollo è quello proposto dalle Associazioni Regionali Allevatori e si basa sulla conta delle cellule somatiche (SCC) e delle cellule somatiche differenziali (DSCC) della bovina. Se il valore di SCC supera le 100.000 cellule/ml nelle bovine primipare o 200.000 cellule/ml per le pluripare o mostra una DSCC maggiore del 69,3% l’animale viene trattato con antibiotico. Il secondo protocollo, proposto da Rindergesundheit, ente svizzero specializzato in benessere e sanità negli allevamenti bovini, esclude il trattamento antibiotico se la media della SCC degli ultimi tre controlli è minore di 150.000 cell./ml, se la valutazione della mammella mediante California Mastitis Test è negativa e se non vi sono state mastiti, croniche o cliniche, durante la lattazione. Il terzo protocollo, oggetto sperimentale di questa tesi, è stato stilato dall’azienda agricola Minelli Archinto e Giuseppe C.S.s. in collaborazione con il veterinario aziendale. I parametri valutati sono stati: SCC dei controlli funzionali di tutta la lattazione maggiore di 100.000/200.000 cell./ml (primipare/pluripare), DSCC superiore a 66,3% nei primi 100 giorni della lattazione in corso, 69,2% tra i 100 e i 200 giorni e 69,3% dopo i 200 giorni della lattazione, presenza di mastiti durante la lattazione e numero di parti superiore o uguale a quattro. Al verificarsi di almeno una delle condizioni è stato effettuato il trattamento antibiotico. Tutti gli animali sono stati trattati con sigillante intramammario. La ricerca è stata eseguita su un campione di 46 animali (16 per il primo, 15 per secondo e terzo protocollo) nel periodo tra marzo e luglio valutando il numero di cellule per identificare i casi di mastite (SCC > 200.000 cell./ml) dei primi due controlli funzionali dopo il parto. L’utilizzo del primo e del terzo protocollo non ha evidenziato casi di mastite nelle bovine non trattate con la terapia antibiotica. Nel gruppo di bovine a cui è stato applicato il secondo protocollo, tre soggetti considerati da non trattare con l’antibiotico, hanno invece manifestato la mastite. Dai risultati ottenuti emerge la difficoltà di poter affermare con certezza la validità di un protocollo idoneo a qualsiasi realtà aziendale; ciò a causa del numero ridotto di soggetti esaminati e del breve periodo in cui si è svolta la ricerca. Sarebbe pertanto interessante proseguire la ricerca aggiornando periodicamente il protocollo sperimentale adottato. Da questo studio si è potuto rilevare quanto sia importante applicare una tipologia di asciutta secondo un programma creato in funzione delle caratteristiche e delle esigenze dei singoli allevamenti con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo degli antibiotici. A tale fine si potrà utilizzare l’antimicrobico in modo razionale e giustificato, evitando sprechi e abusi, così da ostacolare il fenomeno di antibiotico-resistenza e promuovere la sostenibilità nell’allevamento delle bovine da latte.
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