Riassunto analitico
Il tema dell’inquinamento e dell’elevato impatto ambientale e sociale derivante dall’industria della moda sono temi ormai assodati nell’immaginario collettivo. Si stima infatti che il settore della moda causi il 10 per cento delle emissioni globali di carbonio e che solo nel 2017, per fini di acquisto di prodotti tessili, siano stati prodotti circa 654 kg di emissioni di CO2 per persona (Parlamento Europeo, 2020). Inoltre a causa delle sostanze chimiche utilizzate nei diversi trattamenti a cui molto spesso sono sottoposti i capi, si calcola che il comparto moda sia responsabile dell’inquinamento del 20 per cento dell’acqua potabile attualmente presente sul pianeta (ibid.). In risposta a questi fenomeni, ne deriva che il tema della sostenibilità sia ormai diventato cruciale se non una pratica imprescindibile nella gestione delle attività produttive e delle filiere del comparto tessile e della moda. Nel caso dell’Italia, questo fenomeno riguarda quasi essenzialmente le PMI (piccole e medie imprese) che costituiscono il 92 per cento delle aziende attive sul territorio (ilsole24ore - Infodata, 2019). Esse rappresentano dunque il fulcro dell’industria manifatturiera italiana e nell’insieme, specialmente grazie alla loro configurazione di piccole o medie realtà imprenditoriali, possono avere un impatto significativo sulla società e sull'ambiente. A tal proposito dunque, l’obiettivo di questa tesi è quello di dimostrare come il modello di business implementato dalle PMI risulti più favorevole all’attuazione di strategie socialmente ed ambientalmente sostenibili, e di conseguenza come esse siano più consone allo sviluppo di una moda etica e consapevole rispetto al modello delle multinazionali. La scelta di analizzare le PMI come modello di business più adatto allo sviluppo sostenibile è motivata anche dalla presenza di scarsa letteratura che documenta questo fenomeno, il quale necessita quindi di essere ulteriormente approfondito. L’industria dell’abbigliamento italiana ha raggiunto il suo apice nei distretti industriali, piccole realtà diramate sul territorio, le quali, per natura, hanno permesso lo sviluppo di una produzione fortemente diversificata e specializzata, resa possibile specialmente grazie ad un elevata capacità di rete e organizzazione sistemica. Questi requisiti risultano fondamentali nell’attuazione di pratiche sostenibili sia sociali che ambientali, per questo motivo l’industria dell’abbigliamento Made in Italy risulta avere per natura una predisposizione alla transizione ad una moda più etica. Al fine di dimostrare questa tesi, oltre al supporto di studi empirici riguardo all’argomento, nella seconda parte della dissertazione viene analizzato il marchio di moda etico Progetto Quid, dell’impresa sociale Quid, un’impresa italiana di medie dimensioni che coniuga la sostenibilità ambientale con quella sociale attraverso la produzione di capi d’abbigliamento realizzati con l’uso di eccedenze di tessuto di altri marchi di moda. Nel fare questo, Progetto Quid offre occupazione a persone che derivano da contesti sociali di difficoltà, favorendo loro il reinserimento nel mondo lavoro. Particolarmente importante ai fini della tesi, è stato il contributo della consulente e addetta alla comunicazione istituzionale di Progetto Quid che, attraverso un’intervista, ha largamente contribuito ad approfondire l’oggetto della tesi, dando un’ulteriore conferma dei risultati presentati dagli studi empirici e offrendo talvolta un punto di vista differente rispetto alle osservazioni analizzate.
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Abstract
The topic of pollution and the high environmental and social impact of the fashion industry are well-established themes in the collective imagination. It is estimated that the fashion industry causes 10 per cent of global carbon emissions and that in 2017 alone, approximately 654 kg of CO2 emissions per person were produced when purchasing textiles (European Parliament, 2020). Furthermore, it is reported that the fashion industry is responsible for the pollution of 20% of the world's clean water due to the chemicals used in the numerous treatments that garments are frequently subjected to (ibid.). In response to these phenomena, it follows that the issue of sustainability has now become a crucial if not an unavoidable practice in the management of production activities and supply chains of the textile and fashion sector. In the case of Italy, this applies almost essentially to SMEs (small and medium-sized enterprises), which make up 92% of the companies active in the territory (ilsole24ore - Infodata, 2019). Due to their configuration as small or medium-sized businesses, they, therefore, serve as the foundation of the Italian manufacturing industry and have a significant impact on both society and the environment. In light of this, the purpose of this thesis is to show how SMEs' business model is preferable to the implementation of socially and environmentally responsible strategies than multinational corporations' business models, and thus how they are better suited to the development of ethical and conscious fashion. The decision to analyse SMEs as the most suitable business model for sustainable development is also motivated by the presence of scarce literature documenting this phenomenon, which therefore needs to be further investigated. The Italian clothing industry has reached its peak in the industrial districts, small realities branched out over the territory, which, by nature, have allowed the development of a highly diversified and specialised production, made possible, especially thanks to a high network capacity and systemic organisation. These requirements are fundamental in the implementation of both socially and environmentally sustainable practices, which is why the Made in Italy clothing industry is by nature predisposed to a transition to a more ethical fashion. As a way to prove this assertation, in addition to the support of empirical studies on the subject, the second section of the thesis examines the medium-sized Italian social enterprise Quid's ethical clothing brand Progetto Quid, which blends social and environmental sustainability by employing surplus fabric from other fashion brands to create garments. In doing so, Progetto Quid offers employment to people from socially difficult backgrounds, helping them to re-enter the world of work. For the purposes of this thesis, the consultant and institutional communication officer of Progetto Quid made a significant contribution through an interview that deepened the subject matter and provided additional support for the findings of the empirical studies while also offering a different perspective on the observations that were examined.
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