Riassunto analitico
La lingua svolge un ruolo chiave nella comunicazione politica, contribuendo in particolar modo alla persuasione del pubblico attraverso argomenti convincenti e una retorica ben studiata. Questo aspetto risulta particolarmente evidente nei numerosi studi svolti nel corso degli anni sul linguaggio del regime nazista. Esso, infatti, aveva come scopo principale la diffusione dell’ideologia del nazionalsocialismo ma soprattutto la manipolazione delle masse attraverso l’uso di slogan e simboli del partito, il controllo assoluto dei mezzi di informazione e la propaganda. Nonostante si tratti di quasi un secolo fa, il linguaggio sviluppatosi durante l’epoca nazista ha avuto e continua ad avere effetti nel panorama politico anche oggigiorno. Il presente studio si focalizza su un’analisi comparativa delle strategie linguistiche utilizzate dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) e dall’odierno partito tedesco di estrema destra, l’Alternative für Deutschland (AfD), con l’obiettivo di individuare somiglianze e differenze nelle loro tecniche di manipolazione. Al termine dell’analisi sarà quindi possibile confermare o confutare la seguente ipotesi: nei discorsi del partito populista di destra AfD si ritrovano le stesse parole e gli stessi mezzi retorici dei discorsi di Hitler, come se ci fosse un filo narrativo e discorsivo nei partiti di estrema destra che unisce il linguaggio dei regimi totalitari e quello dei partiti populisti di destra. Data la vastità degli argomenti relativi alla tematica e col fine di svolgere un’analisi quanto più approfondita possibile, questa ricerca si concentra sulla comunicazione verbale, tralasciando gli aspetti paraverbali e non-verbali che possono completare, arricchire e modificare la comunicazione ma che in questo studio produrrebbero risultati superficiali e approssimativi. Oggetto di questa analisi comparativa sono due leader con una retorica forte: Adolf Hitler del NSDAP e Björn Höcke dell’AfD. La presente tesi si suddivide in quattro capitoli. Il primo contiene un approfondimento sulla Politolinguistica e sul linguaggio che contraddistingue i regimi totalitari, i partiti di estrema destra e i partiti populisti. Dopo aver quindi costruito una base solida su cui sviluppare la ricerca, i capitoli 2 e 3 si focalizzano sull’analisi effettiva della lingua dei due politici. Sono stati raccolti in due corpora 20 discorsi per ognuno dei due leader e analizzati attraverso il programma AntConc, che ha permesso di individuare la frequenza di singole parole e combinazioni, analizzare il loro significato e capire quindi il messaggio che l’oratore intende trasmettere. Infine, il quarto capitolo illustra i risultati dell’analisi. Complessivamente emergono notevoli similitudini. Oltre al fatto di utilizzare mezzi stilistici comuni, ciò che assume particolare rilevanza è la tendenza a dividere la società in due gruppi, quello definito come noi e quello dei „nemici“, degli estranei, la cui discriminazione viene accentuata dalle ripetizioni di stereotipi che mirano a influenzare il pubblico e manipolare il suo pensiero. Ciononostante, sono presenti anche differenze soprattutto nella chiarezza espressiva: Hitler è più diretto e radicale, mentre Höcke utilizza un linguaggio più enigmatico e implicito, camuffando così (almeno apparentemente) idee razziste. Questo approccio gli consente di creare scandalo nell’opinione pubblica e allo stesso tempo di fare un passo indietro e negare. Tuttavia, nonostante il suo linguaggio possa risultare ambiguo e meno radicale, un'analisi approfondita dei discorsi di Höcke rivela chiaramente le sue posizioni e opinioni xenofobe, il che conferma l’ipotesi di cui sopra.
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Abstract
Die Sprache spielt in der politischen Kommunikation eine Schlüsselrolle und trägt insbesondere dazu bei, die Öffentlichkeit durch überzeugende Argumente und durchdachte Rhetorik zu beeinflussen. Dieser Aspekt wird in den zahlreichen Studien, die im Laufe der Jahre über das NS-Regime durchgeführt wurden, besonders deutlich. Die politische Sprache des NS-Regimes zielte auf die Verbreitung der nationalsozialistischen Ideologie ab und vor allem auf die Manipulation der Massen durch die Verwendung von Schlagwörtern und Symbolen der Partei, die absolute Kontrolle über die Medien und die Propaganda. Obwohl fast ein Jahrhundert vergangen ist, hatte und hat die in der NS-Zeit entwickelte Sprache noch heute Auswirkungen auf die politische Landschaft.
Die vorliegende Studie konzentriert sich auf eine vergleichende Analyse zwischen der Sprache der Nationalsozialistischen Deutschen Arbeiterpartei (NSDAP) und der heutigen rechtsextremen deutschen Partei, der Alternative für Deutschland (AfD), und zielt darauf ab, hinsichtlich des manipulativen Sprachgebrauchs Ähnlichkeiten und Unterschiede festzustellen. Am Ende der Analyse wird es dann möglich sein, die folgende Hypothese zu bestätigen oder zu widerlegen: Reden der rechtspopulistischen Partei AfD weisen dieselben Wörter und rhetorischen Stilmittel wie Reden von Hitler auf, als gäbe es einen narrativen und diskursiven roten Faden in rechtsextremen Parteien, der die Sprache totalitärer Regime und die der rechtspopulistischen Parteien vereint. Angesichts des Umfangs des Themas und um eine gründliche Analyse durchzuführen, liegt der Fokus dieser Untersuchung auf der verbalen Kommunikation und lässt die paraverbalen und nonverbalen Aspekte außen vor, die die Kommunikation ergänzen, bereichern und auch verändern können, aber in dieser Studie zu weit führen würden. Gegenstand dieser vergleichenden Analyse sind zwei Führer mit starker Rhetorik: Adolf Hitler von der NSDAP und Björn Höcke von der AfD.
Diese Masterarbeit ist in vier Kapitel unterteilt. Das erste Kapitel bietet einen Überblick über die Politolinguistik und die Sprache, welche totalitäre Regime sowie rechtsextreme und populistische Parteien kennzeichnet. Die folgenden Kapitel 2 und 3 konzentrieren sich auf die eigentliche Analyse der politischen Sprache. Zwanzig Reden beider Politiker wurden in zwei Korpora gesammelt und mit dem Programm AntConc analysiert, das es ermöglichte, die Häufigkeit einzelner Wörter und Wortkombinationen herauszufiltern, ihre Bedeutung zu analysieren und die Botschaft zu verstehen, die der jeweilige Sprecher vermitteln wollte. Schließlich werden im vierten Kapitel die Ergebnisse der Analyse vorgestellt.
Insgesamt sind bemerkenswerte Ähnlichkeiten festzustellen. Neben gemeinsamen Stilmitteln ist vor allem die Tendenz wichtig, die Gesellschaft in zwei Gruppen zu unterteilen, eine Wir-Gruppe und die „Feinde“ zu unterteilen, deren Diskriminierung durch die Wiederholung von Stereotypen verstärkt wird. Dennoch gibt es auch Unterschiede, vor allem in der Klarheit des Ausdrucks: Hitler ist direkter und radikaler, während Höcke eine vage und implizite Sprache verwendet, was (zumindest scheinbar) rassistische Ideen verschleiert. Diese Strategie führt dazu, dass in der öffentlichen Meinung ein Skandal ausgelöst wird, worauf er einen Schritt zurücktritt und dies zu dementieren versucht. Doch auch wenn seine Sprache zweideutig und weniger radikal sein mag, offenbart eine eingehende Analyse von Höckes Reden eindeutig seine fremdenfeindlichen Positionen und Ansichten, was die oben genannte Hypothese bestätigt.
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