Riassunto analitico
In ambito risicolo, le cariossidi sono seminate prevalentemente provviste della loro copertura esterna denominata “glumella”, rivestimento di protezione del seme che lo preserva dall’ambiente esterno contro possibili pericoli di natura fisica, chimica e biologica. Nonostante ciò, questa struttura rappresenta un substrato vantaggioso per la contaminazione da parte di possibili parassiti, quali i nematodi, che possono facilmente crescere e moltiplicarsi all’interno del seme e portare a una crescita stentata con conseguente morte della pianta. A tal fine l’impiego di riso deglumellato è utile a scopo preventivo e di monitoraggio delle cariossidi per la semina, per limitare al minimo perdite economiche e di resa. L’impiego di questa tecnica acquisisce maggiore importanza in terreni, come quelli italiani, in cui non è applicabile una coltura continua a causa del volano termico giornaliero e delle differenti temperature stagionali che forzano il ciclo colturale a periodi predefiniti dell’anno, favorevoli alle esigenze della pianta. L’assenza del rivestimento causa una maggiore fragilità del seme, sotto ogni punto di vista, che può essere compensata dalla confettatura con sostanze e principi attivi in grado di compensare questa azione. La tecnica del coating, ancora oggi frutto di innumerevoli studi e approfondimenti, è un metodo innovativo ed efficace per trattare matrici molto diverse preservandole e allo stesso tempo ovviare a determinate problematiche specifiche insite nel prodotto. In questa tesi è stato trattato riso deglumellato con miscele costituite da polimeri, plastificanti, addensanti, agenti biotici o abiotici; servendosi della tecnica del “pan coating”, per produrre un coating ingegnerizzato naturale e sostenibile da un punto di vista ambientale che possa concorrere con i concorrenti di natura chimica. Nello specifico sono state sviluppate tre formulazioni differenti sulla base dell’agente a funzione anticrittogamica: Trichoderma harzianum, una variante della poltiglia bordolese (Burgundy) ed eugenolo. Ulteriore esperimento è stato fatto per verificare l’efficacia dell’ormone vegetale acido gibberellico sull’incremento della percentuale di germinazione in capsula, possibile molecola da integrare nelle formulazioni per possibili sviluppi futuri. I risultati non hanno dimostrato risultati competitivi con i prodotti oggi in commercio ma rappresentano un approccio interessante e stimolante per la crescita nel settore a fronte di un futuro più sostenibile ma ugualmente produttivo nel settore.
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