Riassunto analitico
L’idea per il presente lavoro sorge innanzitutto dalla passione e dall’ammirazione per l’opera di Caryl Phillips; autore che sembra avere la capacità di perdere sé stesso e lasciar parlare i suoi personaggi, tanto che il lettore stesso perde, per un attimo, sé stesso durante la lettura. Ciò che più mi aveva colpita nella lettura del romanzo A Distant Shore, l’opera che mi ha fatto conoscere Phillips, era stata la forma complessa dell’opera, ovvero la sua natura frammentaria. Tratto distintivo condiviso dalle altre sue opere, volto a rappresentare attraverso la forma le vite di personaggi ‘frammentati’, le cui esperienze sono traumatiche. L’interessa per questo autore si intreccia profondamente con una grande curiosità, spinta da esperienze personali, nel capire i meccanismi che vengono attuati dalla psiche umana quando è sottoposta ad un’esperienza percepita come traumatica. Lo scopo quindi della tesi è quello di mettere in evidenza come Phillips riesca a rappresentare il trauma attraverso la sua opera. Dopo una prima introduzione, il secondo capitolo parte dal concetto di trauma, illustrando brevemente l’evoluzione che il concetto di trauma ha avuto nell’ambito della psicologia, da Janet e Freud; fino ad arrivare al riconoscimento ufficiale del ‘posttraumatic stress disorder’ (ptsd) nel 1898 (American Psychiatric Association, 1994: 424-425); per arrivare agli studi sul trauma degli anni novanta. Infine, il capitolo si chiude con una connessione tra trauma e arte, proponendo l’espressione artistica come terapia al trauma (Onega, Ganteau, 2014: 3-4). Il terzo è un focus su un trauma dell’umanità, che nello specifico è il ‘trauma razziale’. Da un lato, si analizzanoe quelle che sono le origini di questo trauma: colonialismo e schiavitù. Dall’altro lato, la realtà del trauma razziale e quindi le sue peculiarità. Anche in questo caso, il capitolo termina su una riflessione sull’arte e nello specifico sulla letteratura, questa infatti permetterebbe di avvicinare persone apparentemente lontane e dà la possibilità al lettore di vedere la realtà dagli occhi di un’altra persona (LAING, 1967: 15-16). Il quarto capitolo si concentra infine su Phillips, sia sulla bibliografia dell’autore attraversata dal trauma della dislocazione, dal trauma razziale e dai problemi identitari derivanti da questa condizione, che sul suo percorso letterario, per poi analizzare la poetica dell’autore: lo scopo di Phillips è sensibilizzare il suo lettore e renderlo più empatico nei confronti degli altri. Infine, il capitolo si conclude con le riflessioni di Phillips sull’Europa. Il quinto capitolo propone un’analisi dell’opera dell’autore e si concentra su come Phillips rappresenti il trauma attraverso una struttura frammentaria, che rende la lettura delle sue opere particolarmente complicata e spiazzante per il lettore, inducendolo a una sensazione di spaesamento simile a quella dei personaggi dei quali sta leggendo. Ognuno dei romanzi di Phillips ha la propria struttura; il capitolo prosegue con una breve analisi sulle tematiche e in particolare sulla struttura di alcune delle opere di Phillips. Il sesto capitolo propone un’analisi dei personaggi frammentati che Phillips crea, attraverso di loro è infatti possibile ritrovare le caratteristiche dei soggetti traumatizzati. Phillips cerca di farci entrare nella mente dei suoi personaggi, per non giudicare cecamente le azioni degli altri. Infine, le conclusioni della tesi portano ad una riflessione sull’importanza della letteratura, sperando di dimostrare la portata e l’influenza positiva dell’opera di Phillips, ma più in generale della letteratura letteratura stessa, nella vita, In quanto dà la possibilità di vedere la realtà attraverso gli occhi degli “altri”, aprendoci così la mente e insegnandoci a diffidare di giudizi affrettati e semplicistici.
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Abstract
This work stems from my interest and appreciation for Caryl Phillips’s literary works. As a writer, he succeeds in losing himself into his characters, to such an extent that the reader him/herself can get lost too in the books while reading. When I first read one of Phillips’s novel A Distant Shore, what particularly struck me was the complex form and fragmentary nature of the novel, a distinctive feature of his works, which is used to mirror the life of fragmented and traumatized characters. The interest in Phillips is deeply linked to a personal interest in trauma, and people’s reactions to traumatic events. Thus, the aim of the present work is to show how Phillips manages to represent trauma and its effects through his work.
The thesis is composed of seven chapters. After a brief introduction, the second chapter provides an overview of trauma theory; starting from the definition of trauma, the historical evolution of trauma philological studies, e. g. Janet and Freud’s studies; to the definition of the ‘posttraumatic stress disorder’ (ptsd), first identified in 1898 (American Psychiatric Association, 1994:424-425); and finally bringing into focus the field of trauma studies in the Humanities. The chapter ends with an ideal connection between trauma and art, thus suggesting to use artistic expression a trauma therapy (Onega, Ganteau, 2014: 3-4).
The third chapter foregrounds ‘racial trauma’. On the one hand, my decision was to analyse the roots of racial trauma that can be found in the slave trade and colonialism. On the other hand, the focus is on the sad reality of racial trauma, which, unlike other traumas, does not arise from a single event, but is continuously re-experienced through minor traumatic events (Craps, 2013: 26). The importance of this kind of trauma for the present work lies in the fact that it is precisely the one experienced by Phillips himself. The chapter ends with a reflection about literature; which allows distant people to get in contact, and allows the reader to see with somebody else’s eyes (LAING, 1967: 15-16). As a consequence, the reader witnesses others’ traumas, as is the case for Phillips’s works.
The fourth chapter provides an overview of Phillips’s life, influenced by the trauma of dislocation, racial trauma and identity issues, and of his literary progress. But I also included a section on Phillips’s poetics: his aim is to make the reader feel more empathic towards the others. Finally, the chapter suggests Phillips’s thoughts about Europe.
The fifth chapter goes deeper into Phillips’s artistic work focusing on the representation of trauma through a fragmentary form. The reading then is complex, and the reader has the same confused sensation as the characters he is reading about. Each of Phillips’s work reveals a unique structure, which is why I decided to include a brief analysis of some of his works, starting with his theatre play The Shelter, followed by six of his novels: Higher Ground, Cambridge, Crossing the River, The Nature of Blood, A Distant Shore and The Lost Child. The order I have chosen is a chronological one, in order to show the evolution undergone by the author.
The sixth chapter contains an analysis of Phillips’s characters that perfectly represent examples of traumatized subjects. Phillips makes his characters’ thoughts understandable for the reader, inviting him/her not to blindly judge other people’s actions.
Finally, the conclusions lead to an afterthought about the importance of literature, in the hope of showing the positive influence of Phillips’s work, and of literature in general, on people’s life. Since it gives the chance to see from somebody else’s perspective, as a mean of expanding our mind, and avoid superficial judgements.
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