Riassunto analitico
Il romanzo di Margaret Atwood The Handmaid's Tale (1985) consente una profonda analisi del concetto di intertestualità e del suo uso da parte dell’autrice. Questa opera, una sorta di ‘scatola letteraria’ in cui la Atwood inserisce magistralmente citazioni letterarie, prospettive politiche, eventi storici e speculazioni sul presente, passato e futuro, è il perfetto risultato dell’operazione di sintesi di vari testi, esempi e riferimenti attribuiti alla tradizione letteraria inglese. Lo scopo della ricerca è quello di interpretare il dialogo e la costante interazione che si instaura tra le precedenti e diverse opere scelte dalla scrittrice e che contribuiscono a fornire al romanzo un significato maggiore. Lo studio è diviso in cinque parti. Nella prima si descrive brevemente la genesi del romanzo e alcune opere che possono essere considerate come basi letterarie del romanzo canadese. Il titolo del libro rimanda all’opera di Geoffrey Chaucer The Canterbury Tales (1476) mentre l’uso della satira al saggio di Jonathan Swift A Modest Proposal (1729). Le cupe atmosfere del romanzo scritto dalla Atwood sottolineano l’aderenza ai temi ricorrenti nella letteratura gotica inglese tra cui troviamo le opere di Charlotte Brontë e Mary Shelley, mentre la Repubblica di Gilead mette in luce l’approccio utopico dell’autrice nel descrivere una società perfetta (ma irraggiungibile), sulla base dell’opera Utopia (1516) di Thomas More. La seconda parte riguarda la scelta del genere distopico. La descrizione del potere, della politica e dell’ideologia nella società totalitaristica di Nineteen Eighty-Four (1949) fornita da George Orwell rappresenta per la Atwood l’occasione per sviluppare un’opera narrata dal punto di vista femminile, quello della scrittrice canadese e quello della protagonista e narratrice Offred. A questo proposito, The Handmaid's Tale stabilisce una profonda relazione con la produzione di Virginia Woolf e le tematiche femministe da lei trattate. Nella terza parte si fa riferimento all’excursus delle due scrittrici all’interno dei concetti di ‘soggettività’ e ‘storicità’ femminili, permettendo al lettore di identificare parallelismi tra la condizione della donna nella prima fase dell’epoca vittoriana come descritta dalla Woolf in Orlando (1928) e A Room of One’s Own (1929) e nella società del futuro. Nella quarta parte si prende in analisi il romanzo The Handmaid’s Tale in relazione alle tecniche narrative e agli artifici letterari in esso contenuti e precedentemente utilizzati nella letteratura inglese. Pride and Prejudice (1813) di Jane Austen rappresenta per la Atwood un modello per l’uso della figura retorica dell’ironia, mentre la narrazione frammentata di T. S. Eliot in The Waste Land (1922) si riflette nel resoconto di Offred. Il legame tra il romanzo della Atwood e la produzione (post)modernista inglese si stabilisce anche grazie all’uso della metafinzione. L'ultima parte riguarda la traduzione intersemiotica di The Handmaid's Tale. L’indagine si concentra principalmente su cinque elementi: intertestualità, distopia, femminismo, eredità letteraria, speculative fiction e la loro interazione all’interno del romanzo eterogeneo creato dalla Atwood, svelando connessioni con le tematiche, gli argomenti e le modalità narrative originate sul suolo inglese e britannico.
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Abstract
Margaret Atwood's The Handmaid's Tale (1985) provides deep insights into the concept of intertextuality and the writer’s act of borrowing from previous works. The novel – a sort of literary box into which Atwood masterfully ‘places’ literary quotations, political perspectives, historical events and speculations about the present, the past and the future – is the successful outcome of the synthesis of various texts, examples and references proper to the English and British literary tradition. The aim of this research is to interpret the dialogue and constant interconnection occurring among the various works the author has decided to use and that give further meaning to the novel. My dissertation is divided into five parts: the first examines the novel’s genesis and some British literary works that can offer blueprints for Atwood's novel. The novel’s title reminds us of Geoffrey Chaucer's The Canterbury Tales (1476), while the use of satire reminds us of Jonathan Swift's A Modest Proposal (1729). The dark atmospheres of Atwood’s novel underline its adherence to recurrent tropes used in British Gothic literature, such as in Charlotte Brontë’s and Mary Shelley’s works, while the depiction of the Republic of Gilead shows Atwood’s utopian approach towards a perfect – but unreachable – society, following the pattern of Thomas More’s Utopia (1516). The second part concerns Atwood’s use of the mode of dystopia. George Orwell's description of power, politics and ideology in the totalitarian society of Nineteen Eighty-Four (1949) is taken by Atwood as the opportunity to create a dystopia written and narrated from the female point of view of both the writer and the protagonist/narrator Offred. In this regard, Atwood's The Handmaid's Tale is intimately related to Virginia Woolf's production and its feminist issues. The British and the Canadian writers’ excursus into female subjectivity and historicity – allowing the reader to identify parallelisms between women's condition in the Victorian age, and especially as described in Orlando (1928) and A Room of One's Own (1929), and in the future society – are explained in the third section. In the fourth part I develop an analysis of The Handmaid's Tale’s narrative techniques and literary devices that find some precedents in British literature. Jane Austen’s Pride and Prejudice (1813) represents for Atwood a model for the use of irony, while T. S. Eliot’s fragmented narration in The Waste Land (1922) is mirrored in Offred’s account. The link between Atwood’s novel and English (post)modernist production is also established through the employment of metafiction. The last part concerns the intersemiotic translation of The Handmaid's Tale. To conclude, my investigation focusses mainly on five aspects: intertextuality, dystopia, feminism, literary inheritance, speculative fiction and their interplay in Atwood’s heterogeneous novel, and is intended to reveal the connections to some of the most notable themes, topics and modes of narration that characterize the English and British literary tradition.
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