Riassunto analitico
Negli ultimi cinquant’anni, l’Italia ha subito due profondi mutamenti, uno socio-demografico e uno economico. Non è un caso, infatti, che confrontando le due piramidi dell’età del 1951 e del 2011emerga una loro profonda trasformazione, la quale ha fatto sì che non si trattasse più di una vera e propria piramide, indicativa di una popolazione “giovane”, ma al suo posto si trova ora quello che appare come un “albero di natale”, simbolo di una popolazione sempre più vecchia, che conta il maggior numero dei propri membri all’interno di una fascia d’età compresa tra i 30 e i 60 anni, presagio di una popolazione che tende ad invecchiare sempre più. A questa trasformazione socio-demografica, si è accompagnato un generale impoverimento, il quale ha fatto sì che aumentasse sempre più la categoria degli house-rich cash-poor, termine usato nel 2003 da Mitchell e Piggot per indicare quel segmento di popolazione ricco per quanto riguarda il patrimonio immobiliare e povero con riferimento alla propria liquidità monetaria. In un simile contesto socio-economico, non è un caso che sia cresciuto il ricorso a strumenti di equity release, già ampiamente diffusi in paesi quali Inghilterra e Stati Uniti, aventi lo scopo di contrastare la povertà rendendo liquido qualcosa che altrimenti sarebbe “illiquido”, vale a dire il patrimonio immobiliare. Detto ciò, in tale lavoro ci si preoccuperà di analizzare in che modo il Prestito vitalizio ipotecario, anche noto come Reverse mortgage, può incidere sulla povertà degli anziani. Ma cos’è il prestito vitalizio ipotecario? Introdotto nell’ordinamento italiano con la Legge 2 dicembre 2005, n. 248, si tratta di un prodotto di equity release definibile come un finanziamento ipotecario a medio-lungo termine assistito da ipoteca di primo grado su un immobile residenziale, dedicato e riservato a chi ha più di 65 anni, ma senza alcun limite all’età massima del sottoscrittore e caratterizzato dal fatto di non prevedere alcuna rata di rimborso per tutta la vita di chi lo sottoscrive. Il rimborso, infatti, sarà ad opera degli eredi, i quali potranno decidere di rimborsare il debito mantenendo la proprietà dell’immobile, oppure di vendere l’immobile e rimborsare il prestito con il ricavato dalla vendita. Per vedere in che modo tale prodotto può ridurre la povertà degli over 65, si procede ad una simulazione degli effetti dello stesso, il tutto attraverso l’utilizzo dei dati sui Bilanci delle famiglie italiane del 2010 raccolti e distribuiti dalla Banca d’Italia. L’indagine, che ha come unità d’analisi la famiglia, analizza in un primo momento in che modo, negli anni, è cambiato il segmento dei capifamiglia anziani, la loro povertà, il loro titolo di godimento dell’abitazione principale, nonché tra quali categorie di individui si registrano le percentuali più elevate di house-rich cash-poor e in che modo variabili quali il sesso, lo stato civile, la classe di reddito ecc… influiscono sulla richiesta del prestito. Fatto ciò, si procede, infine, alla simulazione vera e propria e, dopo aver mostrato gli importi medi delle rendite erogate, procedendo ad una comparazione del numero di famiglie povere prima e dopo il prestito si scopre come l’utilizzo di tale prodotto possa effettivamente ridurre la povertà tra gli anziani, con percentuali non proprio irrisorie.
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