Riassunto analitico
In questo elaborato di tesi sono stati analizzati gli effetti morfologici indotti dall’alluvione del 13-14 settembre 2015 nel fondovalle del fiume Trebbia. Lo studio è stato basato su un approccio multidisciplinare che ha analizzato il trend delle precipitazioni, i tempi di ritorno dell’evento pluviometrico innescante l’alluvione del 2015 e le variazioni geomorfologiche nel fondovalle del fiume Trebbia. In una prima fase, sono stati analizzati degli annali presenti nella banca dati dell’ARPAE (Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente Energia) dell’Emilia-Romagna individuando i trend nelle precipitazioni negli ultimi decenni. Dai grafici risulta abbastanza chiaro che negli ultimi 10 anni la pioggia totale annuale ha subito un notevole decremento, mentre sono aumentati i singoli eventi di eccezionale intensità. L’analisi degli annali idrologici ha inoltre consentito la stima dei tempi di ritorno dell’evento pluviometrico che ha interessato il bacino del Trebbia nel settembre 2015, in tal caso i risultati mostrano un periodo di ritorno che supera i 100 anni, fino a massimi di 176 anni nella stazione di Alpe Gorreto relativi ad eventi con la durata di 6 ore. In un secondo momento è stato svolto lo studio della risposta geomorfologica del corso d’acqua in relazione all’occorrenza dell’alluvione e successivamente è stato considerato il trend evolutivo alcuni anni dopo l’alluvione. A tale scopo gli anni target considerati sono stati il 2011 (caratterizzante l’assetto del Trebbia prima dell’alluvione), il 2015 (caratterizzante il Trebbia immediatamente dopo dell’alluvione) ed il 2020 che mostra il Trebbia alcuni anni dopo l’alluvione. Da qui sono stati analizzati diversi parametri sull’alveo (larghezza, lunghezza, rapporto di larghezza, indice di sinuosità, di intrecciamento, di confinamento, piana alluvionale, presenza di isole e la loro area, l’uso del suolo ed altri fattori) che permettono di definire la variazione di larghezza del fiume. Infine è stata eseguita un’analisi di confronto con il torrente Nure e tributari anch’essi interessati dallo stesso evento pluviometrico. Alla fine dello studio si può concludere che le precipitazioni intense, soprattutto nelle aree alte del bacino, hanno mobilizzato grandi quantitativi di materiale solido derivante dall’erosione delle sponde, dall’apporto dei tributari del Trebbia e da fenomeni franosi. Questa combinazione tra portata liquida e solida ha determinato un evento eccezionale che non si era visto da almeno un secolo in questa precisa zona dell’Appennino settentrionale.
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