Riassunto analitico
Il presente lavoro indaga la recente esperienza di lavoro agile che ha coinvolto aziende e lavoratori italiani e le loro aspettative su una sua futura implementazione. La tesi è suddivisa in quattro capitoli e sottolinea come il lavoro agile implementato in questi due anni non sia un effettivo smart working. I provvedimenti emergenziali dettati dal Governo hanno infatti imposto una immediata riconversione organizzativa su larga scala, con una netta accelerazione verso l’applicazione del lavoro a distanza, che in assenza di tali misure avrebbe richiesto anni. Le misure adottate, tuttavia, proprio perché introdotte per strette finalità di salute pubblica e, per loro natura, di immediata ma temporanea applicazione, hanno dato origine a una riorganizzazione del lavoro priva dei necessari presupposti gestionali. Così sono mancati non solo la definizione di obiettivi, ma persino gli spazi di lavoro adeguati, le dotazioni indispensabili e la formazione del personale. Ai lavoratori è stato, infatti, imposto di lavorare da casa secondo orari specifici, implementando una sorta di telelavoro in assenza delle tutele previste dall’ordinamento. Ne scaturisce il quadro di un’esperienza di lavoro in cui certamente sono mancati i requisiti tipici dello smart working - maggiore responsabilizzazione, flessibilità e autonomia in capo ai lavoratori – e che ha generato frustrazione per sovraccarichi di lavoro, difficoltà tecnologiche e mancanza di una cultura orientata ai risultati, il tutto acuito da un costante senso di isolamento. L’esperienza ha tuttavia evidenziato anche comuni profili di vantaggio per parte datoriale e per lavoratori in termini di: gestione del tempo, produttività, assenteismo, economie sui costi, ecc., finendo così per dare ad entrambe le parti una visione sostanzialmente positiva dell’esperienza fatta, rendendole propense a continuare lo smart working, seppure in una forma ibrida, che preveda il lavoro in presenza due/tre giorni la settimana e da remoto per i restanti. La tesi si focalizza poi sull’esperienza femminile del lavoro agile, ponendo con più forza ed attualità il problema della parità di genere e della carenza di supporti socioassistenziali per le famiglie, che in Italia ancora rappresenta un forte limite all’autonomia della donna nel mondo del lavoro. La principale difficoltà riscontrata è stata infatti conciliare lavoro e carichi di cura familiare per mancanza di scuole a tempo pieno, di asili e di stipendi adeguati. È quindi necessario un cambio di mentalità e di welfare affinché il lavoro agile migliori l’equilibrio vita-lavoro anche per le donne. L’analisi che ci si propone di fare nella presente tesi nasce da un interesse personale della scrivente, che vede il mondo del lavoro, in cui presto entrerà, cambiare. La metodologia applicata si basa su uno studio della letteratura in tema, che è stata poi confrontata con i dati raccolti dalle interviste ai responsabili risorse umane di Ferrari, Gefra Automazione, Kerakoll, Marazzi, Neotron e Tetrapak.
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Abstract
This work aims at investigating the recent experience of remote working made by Italian workers and companies and their expectations about its future implementation.
The thesis is divided into four chapters, and it constantly highlights that the emergency remote working implemented in these two years does not correspond to the real one. As a matter of fact, the sanitary measures introduced by the Government to face the pandemic imposed a large-scale reorganization of work, accelerating the implementation of remote working, which otherwise would have taken years. Nevertheless, since the measures adopted were introduced to safeguard public health and were, by their own nature, of immediate but temporary application, the reorganization lacked the necessary operational conditions. Hence, we did not have neither the adequate working spaces, nor the equipment or training needed. In fact, we were forced to work from home following specific schedules, thus carrying out a sort of teleworking without the protection that its normative framework provides. As a result, this work experience did not satisfy the typical requirements of remote working, that are increased accountability, flexibility, and autonomy in the choice of schedules, places, and tools of work, and generated a sense of frustration due to overworking, technological difficulties, lack of a results-oriented culture, a constant sense of isolation, etc. However, it also highlighted common advantages for both employers and workers in terms of time management, productivity, absenteeism, cost savings, and so on and so forth. This is why, both parties have a substantially positive view of the experience made and are willing to continue working remotely, even if in a hybrid form, which means working two or three days at the company’s premises and the remaining ones remotely.
The thesis then analyzes women’s experience of remote working, thus raising the problem of gender equality and of the care loads falling upon women’s shoulders, which, in Italy, still represent a strong limitation to their autonomy in the business world. Indeed, the main difficulty was reconciling work and caregiving, although the problem is not remote working, but the lack of full-time education, of nursery schools, and of adequate salaries. Therefore, what is needed is a change in mentality and in welfare policies, so that remote working improves women's work-life balance, as well.
The idea for this thesis came from a personal interest as a graduating student who is going to enter the business world. The methodology applied includes personal research on the existing remote working literature, but, above all, interviews made to HR managers of Ferrari, Gefra Automazioni, Kerakoll, Marazzi, Neotron and Tetrapak. The data emerged have been analyzed and compared to the existing literature.
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