Riassunto analitico
In questo ultimo decennio, l’approccio aziendale e giuridico in materia di Crisi e Difficoltà di impresa è notevolmente mutato. Il cambiamento di orientamento ha seguito l’esigenza, da parte dello Stato, di preservare il tessuto imprenditoriale, meritevole di produrre valore ed esternalità positive per l’ambiente circostante all’impresa. Il Legislatore Europeo, con la Direttiva UE n. 1023 del 2019, è intervenuto in materia al fine di armonizzare le legislazioni nazionali. La direttiva vede come principio cardine la tempestività nell’emersione dalla Crisi di impresa e di azione, requisito necessario per il buon fine della sua composizione e risoluzione. Inoltre, per il superamento delle difficoltà aziendali viene privilegiata, laddove è possibile, la continuazione dell’attività aziendale, con l’obiettivo di preservare il valore dell’entità ed assicurare una buona soddisfazione dei creditori sociali. Le disposizioni europee come linea guida, si sono ispirate principalmente a due normative all’avanguardia in tema di crisi aziendale: quella francese, inserita nel Code de Commerce, e quella statunitense, contenuta nel Bankruptcy Code. Prima di questo intervento legislativo europeo, gli ordinamenti dei Paesi membri si basavano su diverse culture e modelli nella gestione e risoluzione della crisi di impresa. Alcuni di essi erano già orientati alla salvaguardia dell'attività economica e prevedevano, già dagli ultimi decenni del secolo scorso, procedure di prevenzione e composizione della crisi stragiudiziali; uno stato fra tutti è rappresentato dalla Francia. In questo Paese è presente una forte cultura della prevenzione delle difficoltà che una azienda può avere nel suo periodo di attività. Dalla collaborazione tra il tessuto aziendale e la pubblica amministrazione sono nati, negli anni, enti e organizzazioni di supporto agli imprenditori crisi. In altre nazioni la cultura della risoluzione della crisi era principalmente di tipo liquidatorio e con fine punitivo-sanzionatorio per le imprese in difficoltà. In aggiunta, esse prevedevano, in via principale, procedure rigide e in cui l'intervento dell'autorità giudiziaria era incisivo. In questo secondo gruppo di Paesi possiamo inserire anche l’Italia. Il nostro Stato infatti ha iniziato a modernizzare il suo orientamento in materia di emersione e risoluzione della crisi, attraverso l’intervento di riforma della Legge fallimentare, solo nel 2006 e, in maniera più incisiva, con l’approvazione nel 2019 del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza. Dopo aver analizzato gli aspetti principali della costruzione della riforma europea con la Raccomandazione UE 135/2014 e il Regolamento UE 848/2015, si è analizzata la Direttiva UE 1023/2019 all’interno del primo capitolo. Si è proceduto nei capitoli successivi con uno studio delle legislazioni in materia di Crisi di impresa francese e italiana, con una premessa della loro evoluzione storica e un’analisi più approfondita dei sistemi di allerta e composizione della crisi, prevalentemente stragiudiziali, e degli attori coinvolti. Nella parte finale nei capitoli 4 e 5, il lavoro di tesi svolto, mette a confronto i sistemi di allerta ed emersione tempestiva della crisi dei due paesi, attraverso lo studio di casi reali. In particolare, è stata verificata l’efficacia di alcuni strumenti di emersione della crisi, previsti nei due diversi Paesi, a disposizione degli imprenditori e degli organismi coinvolti nella gestione delle imprese in una situazione di sofferenza. Questi sono stati applicati a realtà aziendali italiane di medie dimensioni che si sono trovate in stato di crisi negli ultimi anni e che hanno acceso una procedura giudiziale di risoluzione della crisi; lo studio si è concentrato prevalentemente sugli esercizi precedenti l’emersione a livello giudiziale della Crisi.
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