Riassunto analitico
Il presente elaborato si propone di analizzare il fenomeno della disinformazione online come conseguenza dell’eccessivo sfruttamento delle risorse digitali e la necessità di definire in termini normativi il concetto di "sostenibilità informativa". La sfida lanciata dal Covid-19 ha aumentato gli effetti dell’inquinamento prodotto da un’informazione processata attraverso la filiera produttiva dei Big Data. L’approfondimento intende fornire al lettore gli strumenti a disposizione nel quadro giuridico italiano, nell’ambito dell’Unione europea e delle istituzioni internazionali, in modo tale da presentargli una visione sulla realtà digitale attuale e sulla presenza di elementi rilevanti per poter procedere ad una “transizione informativa”. Il primo capitolo definisce l’ecosistema digitale e le modalità di sfruttamento dello stesso da parte delle piattaforme online. All’interno della prima parte, si individuano le risorse giuridiche dell’ambiente digitale: l’art.21 Cost. diviene pilastro dell’ecosistema online in quanto adatto al mutamento della società democratica a seguito dello sviluppo esponenziale della Rete e dei social media. Pertanto, viene analizzata la libertà di manifestazione del pensiero nelle sue declinazioni principali e nei suoi “confini” all’interno dell’ecosistema informativo. L’informazione è sorgente per l’esplicazione di diritti fondamentali e il cittadino, grazie alla mancanza di filtri istituzionali, si trasforma da soggetto passivo del sistema informativo a produttore di informazione. La varietà di operatori presenti nell’ecosistema pone domande sulla “responsabilità ambientale” e il contemperamento di diritti e doveri posti in capo a ciascuno dei produttori/intermediari di contenuti online. La seconda parte intende sviscerare le modalità di sfruttamento delle risorse dell’ecosistema. Il processo produttivo dei Big Data trasforma il dato personale da materia grezza a prodotto finito da poter mettere in circolazione nel mercato dell’informazione. Il processo si articola nelle fasi di estrazione, elaborazione ed interpretazione dei dati, e profilazione degli utenti. Il sistema si autoalimenta attraverso lo sfruttamento di dati personali prodotti dagli utenti stessi: la gratuità del servizio fornito è solo apparente. Ciò comporta l’impossibilità dello user di fornirsi di informazioni che siano al di fuori delle fonti da cui lo stesso è circondato, in quanto ricettore delle sorgenti da sé generate. Il secondo capitolo analizza il caso specifico della "infodemia" da Covid-19 e della spinta che può dare alla transizione digitale. La prima parte descrive l’effetto della disinformazione nelle serre digitali nella prospettiva della pandemia: Covid-19 e fake news hanno in comune la particolare rapidità nel contagio. I social del gruppo Meta, nel periodo pandemico, si sono dimostrati veicoli eccezionali di informazioni fuorvianti e false tanto da alimentare teorici del complotto e lo sviluppo ulteriore di movimenti politici no vax. Le conseguenze dell’infodemia si sono rese evidenti nell’ottobre 2021, quando a Roma è stata assaltata la sede della Cgil, emblema della democrazia e del lavoro. La seconda parte cerca di fornire mezzi che riescano ad estrarre una definizione normativa di “sostenibilità informativa”. Risulta fondamentale la produzione normativa europea, dalla quale può essere ricavata una linea di azione intesa a procedere ad una “transizione informativa”. Importanti sono gli sforzi di alfabetizzazione mediatica e di fact-checking proposti in collaborazione con piattaforme popolari come Facebook, strumenti in grado di restituire equilibrio democratico all'ecosistema digitale.
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