Riassunto analitico
Obiettivo della tesi, dal titolo Identità nella polvere. Violenza di genere nel teatro di Saverio La Ruina e Angélica Liddell, è studiare il linguaggio della violenza di genere, i suoi effetti e i modi in cui questo viene utilizzato nel teatro di due autori contemporanei – Saverio La Ruina e Angélica Liddell – attenti alla tematica della violenza domestica e alle implicazioni emotive che questa può assumere. Il percorso di ricerca parte da un’indagine sulla violenza di genere, per poi immergersi, in maniera più specifica, nelle viscere della violenza emotiva, verbale e psicologica esercitata dal partner uomo sulla donna. Per la presente ricerca ci si è concentrati su due opere teatrali che accomunano – a livello tematico – i due drammaturghi in esame: Polvere. Dialogo tra uomo e donna (2015) e La casa de la fuerza (2009). Tuttavia, durante il percorso di studio, ci si è spesso chiesti se ad accomunare i due registi fosse solo l’attenzione per lo scrupoloso utilizzo educativo del linguaggio nel loro teatro, al fine di denunciare la violenza di genere. È emerso che, nonostante i due drammaturghi abbiano poetiche, percorsi di vita e produzioni differenti, sono più simili di quanto si possa credere. Ad accomunarli, perciò, non è solamente un’enorme fiducia nella funzione civile ed educativa del teatro – utilizzato da loro anche in altre produzioni per denunciare la violenza esercitata contro il genere femminile – ma anche una sensibilità comune nell’accurata scelta delle parole. In questo lavoro si è potuto osservare quanto il linguaggio sia in grado di violentare o uccidere e, quindi, quanto questo possa produrre gli stessi effetti di un’arma da fuoco. Saper dare colore al linguaggio, utilizzandolo proprio come se fosse hate speech e fornendogli un potenziale performativo, è abilità di entrambi i drammaturghi, capaci di scomodare il pubblico durante tutto il periodo delle loro mise en scène. Obiettivo comune di Liddell e La Ruina, infatti, è quello di scatenare un flusso di pensieri nella loro audience, per far sì che le persone non restino impassibili di fronte a una rappresentazione teatrale che deve scuotere, far riflettere e coinvolgere. Attraverso i cinque capitoli in cui è articolato questo lavoro è possibile riflettere sul termine “violenza di genere” e mettere in luce le forme più nascoste che questa assume nella nostra società. Inoltre, una close reading delle due rappresentazioni ha permesso di sottolineare quanto la traduzione possa rivelarsi utile in un mondo globalizzato come quello odierno per diffondere ideali educativi relativi alla violenza di genere. In appendice, infine, sarà possibile trovare un’intervista inedita rilasciata da Saverio La Ruina proprio in funzione di questo lavoro. La possibilità di “leggere” il suo punto di vista in merito alle tematiche qui trattate ha rappresentato un ulteriore spunto di riflessione e ha fatto sì che, grazie al suo contributo, si potesse fornire un riscontro ancora più concreto di quanto qui studiato.
|
Abstract
Objective of this master’s degree thesis, entitled Identity and dust. Gender-based violence in the theatre of Saverio La Ruina and Angélica Liddell, is to study the language of gender violence, its effects and the ways in which language is used in the theater of two contemporary authors – Saverio La Ruina and Angélica Liddell – who are attentive to the theme of domestic violence and the emotional implications that it can take on.
This research starts from an investigation on gender violence, and then dives in a more specific way, into the bowels of emotional, verbal, and psychological violence exerted by male partners on women. For the present research we have on two plays that associate – thematically – the two playwrights under examination: Dust. Dialogue between man and woman (2015) and La casa de la fuerza (2009). However, during the course of this research, one often wondered whether what united the two directors was their focus on the scrupulous educational use of language in their theatre, in order to denounce gender violence, or whether other stylistic aspects associate them.
What emerged is that, although the two playwrights have different poetics, life paths and productions, they are more similar than one might believe. What they have in common, therefore, is not only an enormous belief in the civil and educational function of the theater - used by them also in other productions to denounce the violence exercised against the female gender - but also a common sensitivity in the careful choice of words.
In this work it was observed how language is capable of raping or killing and, therefore, how this can produce the same effects as a firearm. Knowing how to give color to language, using it just as if it were hate speech and providing it with a performative potential, is the skill of both playwrights, who are able to bother the audience throughout their mise en scène. Liddell and La Ruina’s common goal, in fact, is to trigger a flow of thoughts in their audience, to ensure that people do not remain impassive in front of a play that must, instead, shake, make people think and engage.
Through the five chapters in which this work is divided, it is possible to reflect on the term "gender violence", highlighting the most hidden forms that this takes in our society. Moreover, a close reading of the two plays made it possible to highlight how translation can prove to be a useful tool in today’s globalized world, to spread educational ideals related to gender-based violence.
Finally, in the appendix, it will be possible to find an unpublished interview given by Saverio La Ruina precisely in function of this work. The opportunity to "read" his point of view regarding the issues we discussed here provided additional food for thoughts and meant that, thanks to his contribution, it has been possible to find confirmation of what has been studied here and see how the theatrical language originates from his point of view.
|