Riassunto analitico
La presente tesi di laurea tratta del sistema della documentazione antimafia, disciplinato dal libro secondo del codice antimafia (d.lgs. n. 159 del 2011). La documentazione antimafia si divide in comunicazione antimafia e informazione antimafia ed entrambe rappresentano delle misure amministrative preventive finalizzate a far conoscere alle pubbliche amministrazioni interessate la presenza o meno di indici di mafiosità nei confronti delle imprese che si mettono in rapporto con loro, con l’effetto di precludere la possibilità di rilascio di titoli abilitativi o di stipulazione di contratti a favore delle imprese in capo alle quali tali indici risultino sussistenti. Il presente elaborato si divide in otto capitoli e all’interno del capitolo primo si studia la documentazione antimafia soffermandosi sull’informazione che, a differenza della comunicazione, ha un contenuto da una parte vincolato (quando dichiara l’esistenza o meno di cause di decadenza, sospensione o divieto dell’art. 67 del codice antimafia) e da una parte discrezionale (quando dichiara l’esistenza o meno di indici di infiltrazione mafiosa all’interno di una società capaci di condizionarne la gestione) e si applica alle attività che superano le soglie previste dall’art. 91 del suddetto codice. Il prefetto, infatti, rilascia l’informazione antimafia interdittiva quando desume, da indici sintomatici di infiltrazione mafiosa, dei tentativi di infiltrazione all’interno di una società capaci di condizionarne l’attività economica. Attraverso il capitolo secondo e il capitolo terzo si cerca di sintetizzare le perplessità che sono sorte da parte della giurisprudenza e della dottrina in merito alle interdittive generiche (art. 84, comma 4, lett. d) ed e) e art. 91, comma 6, del codice antimafia) e in merito all’art. 89 bis del codice antimafia; è la giurisprudenza amministrativa e costituzionale che ha sempre cercato (e cerca tutt’ora) di risolvere le problematiche sorte con l’applicazione della misura interdittiva, tanto da portare la Corte costituzionale a emanare due pronunce (la n. 4/2018 e la n. 57/2020) che hanno dichiarato la piena legittimità costituzionale dell’art. 89 bis in relazione agli artt. 3, 41, 76 e 77 della Costituzione. All’interno del capitolo quarto si enunciano gli effetti dell’applicazione di un’interdittiva antimafia ad una impresa, analizzando nello specifico gli artt. 92 e 94 del d.lgs. n. 159 del 2011; la misura è talmente tanto limitatrice che da alcuni autori è stata definita come un “ergastolo imprenditoriale”. Attraverso il capitolo quinto si effettua una descrizione completa del sindacato giurisdizionale del G.A. nei confronti di una informazione antimafia interdittiva impugnata e, più nello specifico, nei confronti del potere discrezionale del prefetto; questo sindacato è intrinseco, pieno ed effettivo (così come affermato dalla Corte cost. nella sentenza n. 57 del 2020). Con il capitolo sesto e settimo si analizzano dettagliatamente altre misure a tutela dell’economia legale che si mettono in rapporto con l’interdittiva antimafia; si tratta del controllo giudiziario volontario e della misura straordinaria e temporanea di gestione dell’impresa. Con il capitolo ottavo si riportano le statistiche relative all’utilizzo della misura interdittiva in Italia e ci si sofferma anche sul nuovo d.l. n. 152 del 2021 che ha apportato delle modifiche al codice antimafia; la tesi, già ultimata al momento dell’emanazione del decreto, ne dà conto in un’appendice finale, con una prima individuazione di alcuni punti critici.
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