Riassunto analitico
Il presente lavoro è volto a verificare l’efficacia empirica dei modelli strutturali nello spiegare le variazioni dei credit spreads di obbligazioni societarie statunitensi. Lo studio trova fondamento teorico nei cosiddetti modelli strutturali per il rischio di default, i quali, a partire dal contributo di Merton (1974), individuano il valore di mercato delle obbligazioni societarie, tenuto conto dei rischi pendenti su tali strumenti e dell’evoluzione del valore dell’attivo dell’emittente. Sulla base di detti modelli, si procede alla selezione di alcune proxy per l’individuazione delle determinanti teoriche dei credit spreads, le quali sono poi utilizzate per verificare l’efficacia empirica dei modelli strutturali nello spiegare le variazioni dei credit spreads. La letteratura esistente concernente lo studio empirico, fondato sui modelli strutturali, delle variazioni dei credit spreads non consente di fornire un giudizio univoco circa l’efficacia di tali modelli teorici. Sul tema infatti gli importanti contributi di Collin-Dufresne et al (2001) e Avramov et al (2007) giungono a risultati contrastanti. Rispetto ai contributi citati ed agli altri più noti nel filone della letteratura di riferimento, il presente lavoro è condotto mediante l’uso di dati più recenti, considerando il periodo compreso tra Agosto 2007 ed Agosto 2021. Tale intervallo temporale assume particolare rilevanza poiché consente di analizzare le variazioni mensili dei credit spreads in un contesto comprendente diversi cicli economici in cui sono incluse le due crisi economiche più recenti: la cosiddetta “Grande Recessione” scoppiata nel 2007 e la crisi pandemica Covid-19 del 2020. Il presente lavoro si pone quindi l’ulteriore obiettivo di verificare se le conclusioni cui è giunto uno dei due contributi di riferimento risultano valide in un nuovo campione di obbligazioni societarie, osservato in tempi più recenti. Per fare ciò si conduce un’analisi empirica stimando dei modelli OLS per la serie storica delle variazioni mensili dei credit spreads di ciascuna obbligazione inclusa nel campione, utilizzando come misura di credit spread lo Z-spread. L’individuazione di eventuali fattori latenti è svolta mediante l’utilizzo dell’analisi delle componenti principali sui residui medi delle regressioni. Le tecniche utilizzate mirano a rendere i risultati adeguatamente confrontabili con quelli ottenuti da Collin-Dufresne et al (2001) ed Avramov et al (2007). Un ulteriore contributo alla letteratura fornito dal presente lavoro è dovuto alle conclusioni dell’analisi empirica svolta, le quali portano all’ottenimento di risultati che si collocano al centro tra quelli ottenuti da Collin-Dufresne et al (2001) e quelli di Avramov et al (2007). Infatti, i principali risultati ottenuti mostrano che le determinanti di variazioni dei credit spreads estratte dai modelli strutturali consentono di spiegare una buona parte della variabilità degli Z-spread, sostenendo quindi i risultati di Avramov et al (2007). Tuttavia, analizzando la variabilità dei credit spreads che risulta non spiegata dai modelli specificati, si giunge all’individuazione di un fattore di rischio sistematico, come in Collin-Dufresne et al (2001). Si può quindi affermare che, da una parte, non è possibile escludere la capacità dei modelli strutturali nell’individuare le determinanti teoriche dei credit spreads. Dall'altra parte, tali modelli trascurano importanti fattori che possono influenzare il mercato obbligazionario, come il fattore di liquidità. Pertanto, l’analisi empirica svolta nella presente tesi mostra che l’uso dei modelli strutturali non è sufficiente per spiegare in maniera completa le variazioni dei credit spreads.
Il codice R utilizzato per condurre l’analisi empirica è reso disponibile in Appendice.
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