Riassunto analitico
La crisi finanziaria 2007-08 e la crisi del debito sovrano 2010-11 hanno lasciato un segno indelebile nell’economia europea comportando una drammatica contrazione della produzione industriale, un forte aumento del tasso di disoccupazione, una marcata sfiducia tra gli operatori finanziari ed un generale clima di instabilità nel sistema finanziario. All’interno di questo sfavorevole contesto sono maturate le condizioni cha hanno portato all’emergere del rilevante problema rappresentato dall’elevata accumulazione di non-performing loans all’interno dei bilanci delle banche europee. Le ripercussioni negative collegate all’elevata incidenza dei crediti deteriorati all’attivo delle banche sono riscontabili tanto a livello di singolo istituto di credito quanto a livello di intero sistema finanziario. Per tali ragioni il processo di forte accumulazione di NPL che ha interessato il sistema bancario europeo negli ultimi dieci anni circa è stato in grado di attirare l’attenzione delle diverse autorità competenti a livello nazionale ed europeo in uno sforzo comune, assieme alle singole banche, per ripristinare la qualità degli attivi bancari e prevenire una futura nuova accumulazione di crediti non performanti. In particolare gli interventi comunitari sono indirizzati a promuovere la diffusione di pratiche uniformi ed armonizzate per la gestione dei NPL, nonché ad eliminare ingiustificati ostacoli ad una rapida risoluzione di tale problema. Gli interventi dei singoli governi e delle autorità nazionali competenti, invece, sono incentrati sul recepimento delle nuove disposizioni di derivazione europea e sulla predisposizione di riforme strutturali volte a rimediare alcune delle criticità locali responsabili dell’accumulazione dei NPL. Infine gli sforzi messi in atto dalle singole banche sono indirizzati ad una migliore definizione delle politiche di credito, alla predisposizione di più efficienti strutture di gestione delle esposizioni deteriorate e all’aumento degli accantonamenti a copertura delle perdite su crediti. In particolare le maggiori rettifiche per deterioramento crediti consentono di aumentare il grado di copertura della banca rispetto alle proprie esposizioni problematiche facilitandone la gestione e l’eliminazione dal bilancio. Allo stesso tempo occorre considerare il fatto che rappresentino una componente di costo non monetaria in grado di influenzare gli utili di periodo e, conseguentemente, il capitale proprio che si configura come principale grandezza considerata dalle autorità di vigilanza per garantire la stabilità micro- e macro-finanziaria. A tali effetti si aggiungono anche quelli legati al potenziale informativo in termini di capacità di veicolare informazioni private verso l’esterno e utili per una migliore valutazione della banca. Ne consegue la possibilità di comportamenti discrezionali da parte dei managers delle banche nella stima delle rettifiche per deterioramento crediti per perseguire finalità ulteriori a quella primaria di fronteggiare le perdite su crediti. Date le molteplici finalità collegate al tema degli accantonamenti per perdite su crediti (Loan Loss Provisions – LLPs) il presente lavoro di tesi è incentrato sull’analisi delle LLPs realizzate da parte delle banche europee. Nello specifico lo scopo perseguito dalla ricerca empirica è quello di verificare se l’accumulazione dei NPL e la successiva necessità di una loro risoluzione siano sufficienti per spiegare le politiche di accantonamento per perdite su crediti adottate dai gruppi bancari dell’Unione Europea o se, invece, si riscontrino anche comportamenti discrezionali dei management finalizzati a perseguire obiettivi ulteriori. A tale scopo, sulla base delle informazioni ottenute consultando la piattaforma SNL Financial, si ricorre ad un campione non bilanciato di banche quotate con sede in uno dei paesi membri dell’Unione Europea lungo l’arco temporale 2006-2017.
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