Riassunto analitico
Questo elaborato si pone come obiettivo quello di analizzare in maniera critica, con l’ausilio materiale scientifico e rielaborazioni personali, le misure di restrizione commerciale imposte dall’amministrazione del 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump. É chiaro oramai, alla luce di quanto è già avvenuto e di quanto ancora sta avvenendo, che la politica commerciale degli Stati Uniti sta ponendosi ad ostacolo del normale svolgimento delle regole del commercio multilaterale. Con la fine del 2° conflitto mondiale, i paesi di tutto il mondo hanno cercato di uscire dalla crisi post-bellica aprendo i propri confini alle merci provenienti da altri paesi, abbandonando progressivamente le politiche protezionistiche che avevano accompagnato i movimenti nazionalisti di inizio ‘900. É proprio su questa visione del mondo che nel 1947 prende vita il GATT (General Agreement on Tariff and Trade), il quale ha avuto il merito di aver portato all’abbattimento della maggior parte dei dazi esistenti, promuovendo la cooperazione commerciale internazionale e favorendo il libero scambio delle merci. Tuttavia, il processo di liberalizzazione del commercio non si è di certo arrestato, anzi proprio l’esigenza delle parti contraenti del GATT di dotarsi di una struttura internazionale centralizzata ha portato alla nascita del WTO, a partire dal 1° gennaio 1995. Il WTO (World Trade Organization o OMC, nella sua versione italianizzata) ha avuto a sua volta il merito di avere liberalizzato ulteriormente il commercio dei beni, allargandosi poi a quello dei servizi e della tutela e circolazione della proprietà intellettuale con l’accordo GATS e TRIPS, oltre ad essersi dotato di una struttura centralizzata anche per la risoluzione delle dispute commerciali. Quello che sta avvenendo ultimamente con le decisioni dell’amministrazione statunitense è nettamente in contrasto con tale visione. L’amministrazione del Presidente Trump promuove misure unilaterali di carattere protezionistico in forza del proprio slogan “America First”, favorendo accordi di carattere bilaterale mirati a ri-bilanciare il deficit commerciale del paese, fortemente squilibrato verso le importazioni, e riportare posti di lavoro negli Stati Uniti. La partecipazione al TPP è già stata ritirata mentre anche il NAFTA è stato rinegoziato, dopo una serie di difficili trattative che hanno portato alla nascita dell’USMCA. La politica del Presidente Trump si basa sull’utilizzo del “peso” che gli Stati Uniti hanno come player internazionale utilizzando la minaccia di imposizioni di misure restrittive al commercio internazionale come arma principale per strappare concessioni agli altri partner commerciali e favorire la conclusione di accordi bilaterali. Da questa situazione, l’intero sistema pattizio multilaterale imbastito dal WTO in decenni di difficili trattative rischia di entrare in una spirale di inesorabile declino, con gli Stati Uniti che sono stati in grado di mettere in luce la grande debolezza di tale sistema nel caso in cui un “big player” decida di non seguire più le regole del gioco. Non è certamente un segreto di stato l’acredine che Trump ha nei confronti delle corti internazionali per la risoluzione delle controversie: proprio tale ostilità è uno dei motivi che Trump ha da sempre sbandierato per giustificare il ritiro degli Stati Uniti dal TPP, lamentando un “attivismo giuridico” a favore dei concorrenti, nonostante le numerose vittorie di dispute commerciali sia nell’ ambito dell’ormai ex NAFTA sia del WTO. Se le tensioni commerciali, favorite dalla politica arrivista degli Stati Uniti, dovessero proseguire il rischio è che si possa assistere ad un processo contrario a quello iniziato con il GATT, con un commercio internazionale sempre meno propenso ad una regolazione multilaterale ed a un ritorno dell’accordo bilaterale come strumento principale per la regolazione degli scambi.
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Abstract
This thesis has as its objective to analyze in a critical way, with the help of technical papers and personal revisions, the trade-restrictive measures imposed by the administration of the 45° President of the United States, Donald J. Trump.
It has become clear, for what has happened and is still happening, that the trade-related policy of the United States is setting itself in conflict with the normal course of the multilateral trade rules.
With the end of the II° World War, countries all over the world have tried to emerge from post-war crisis opening up their borders to the goods coming from other countries, gradually abandoning protectionist policies promoted by nationalist movements from the early 1900s.
In this specific world view, in 1947, the GATT (General Agreement on Tariff and Trade) has born. It had the merit of cutting down the majority of existing duties through international cooperation and the promotion of the global free trade.
However, the liberalization process of the commerce has not stopped, in fact the requirement of the GATT’s Contracting Parties to equip themselves with a centralized international structure has conducted at the institution of the WTO, from 1 January 1995.
The WTO (World Trade Organization) had also the merit for the progressive liberalization of the commerce in goods, spreading also in the commerce of services and in the protection and circulation of intellectual property rights with GATS and TRIPS Agreements, along with having equipped itself with centralized structure for the resolution of trade-related disputes.
What has happened recently, with the decisions of Trump’s Administration, is clearly in contrast with this view.
The Administration of President Trump promote protectionist unilateral measures in force of the “America First” program, promoting bilateral agreement aimed to rebalancing United States trade deficit, heavily off balance on importations and bring back jobs to America. The United States has already withdraw from the TPP (Trans-Pacific Partnership) and in the meantime also the NAFTA (North American Free Trade Agreement) has been renegotiated, after a series of difficult negotiations, and changed its name in USMCA (United State-Mexico-Canada Agreement).
The policy of President Trump is based on the use of the strength that United States have on international markets using threats of imposing trade-restrictive measures as mainly weapon to extracting concessions from trade partners and “encourage” the conclusion of bilateral agreements.
In this situation, the entire multilateral system promoted by WTO in decades of difficult negotiations is at risk of relentless decline, with the United States that have shed light on the weakness of this system in the event that a big player decide to not play by the rules.
Certainly is not a secret the bitterness that Trump has towards international courts for dispute settlement resolution: precisely this hostility is one of the reasons used by Trump to justify the withdrawal from the TPP, complaining about unfair treatment for United States, despite several wins in trade disputes both within the ex NAFTA and in the WTO.
If commercial tensions, favored by the self-serving policy of the United States, were it to continue the risk is the begging of a process opposite at the one started by the GATT, with an international trade less and less inclined to multilateral regulation and a revival of the “bilateral agreement” as primary tool for the regulation of trade.
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