Riassunto analitico
Nel tempo si sono sviluppate molte idee sulla mafia e sulle criminalità organizzate, ma una in particolare fu quella che, più di tutte, riuscì a diffondersi: la negazione della contaminazione mafiosa nel nord Italia. Purtroppo dalle cronache e dai risultati delle indagini giudiziarie sappiamo che non è così: è da più di quarant’anni che le organizzazioni criminali si sono stabilite nelle regioni del Nord Italia. Tra queste, l’Emilia Romagna ha subìto e tutt’ora soffre di infiltrazioni molto consistenti in molti settori economici: le criminalità organizzate italiane come la ‘Ndrangheta e la Camorra, in particolare il clan dei casalesi, hanno occupato parti della regione, soprattutto le province di Modena e di Reggio Emilia. Dalle indagini si rivelano anche presenze di criminalità straniere, sebbene io abbia deciso di non analizzarle. Molte sono le azioni, da parte di enti locali, Istituzioni e associazioni messe in campo nel tentativo di contrastare questi attacchi e un ruolo di primo piano è assunto dalla libera professione che, con il decreto legislativo n. 231 del 2007, è diventata destinataria di obblighi in materia di antiriciclaggio di denaro derivante dai traffici illeciti delle criminalità organizzate. Il suo compito è quello di individuare i capitali, o almeno una parte di essi, che le criminalità riescono a ottenere dalle proprie attività e che devono ritornare a vestire i panni della “legalità”. Si effettuerà quindi un’analisi del territorio modenese e reggiano, il più colpito dalle criminalità organizzate calabresi e campane e del ruolo che la libera professione ha assunto nel contrasto al riciclaggio di denaro “sporco”.
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