Riassunto analitico
Al concetto di delinquenza, volto ad indicare condotte in violazione di norme giuridiche, si è affiancato il termine devianza, col quale ci si riferisce a comportamenti in violazione delle norme che reggono la vita collettiva, quindi, sia a fatti penalmente rilevanti che a fatti non costituenti reato. Nella trattazione, ci si è soffermati, innanzitutto,nel primo capitolo, sul fenomeno della devianza minorile, riferibile cioè, a soggetti minorenni, i quali possono essere imputabili o meno a seconda dell'età o delle relative capacità. In particolare, si è poi cercato di risalire alle cause scatenanti questi tipi di condotte attingendo alle branche del sapere che hanno studiato tale fenomeno. In particolare, la criminologia si è approcciata alla delinquenza elaborando alcune teorie classificabili in biologiche, psicologiche e sociologiche: le prime legano la personalità deviante a fattori biologici e antropologici, le seconde alla personalità e alle psicopatologie dell'individuo, le terze alle condizioni socio-ambientali di vita di ogni soggetto. Nel secondo capitolo, dopo aver descritto la devianza minorile c.d. tradizionale e le sue proprie caratteristiche si è cercato di individuare le nuove forme di devianza di recente emerse nella nostra società: la devianza dei ragazzi stranieri, della criminalità organizzata, del «malessere del benessere», degli ultras e naziskin, il bullismo e cyberbullismo. La trattazione si è, infine, soffermata, nel terzo capitolo, sulle misure amministrative rieducative previste per i minorenni agli artt. 25 ss r.d.l. n.1404/1934, ossia l’affidamento al servizio sociale e il collocamento in case di rieducazione o istituto medico-psico-pedagogico. Si è constatata la loro contemporanea vigenza e desuetudine, proponendo, in conclusione, una loro valorizzazione per gli infraquattordicenni, soggetti non imputabili ma bisognevoli di tutela in modo da favorire la loro uscita dal circuito deviante.
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