Riassunto analitico
Lo sviluppo di politiche ambientali e la promozione della collaborazione, non solo tra gli Stati membri dell’Unione Europea ma anche tra la stessa UE e il resto del mondo, sono di essenziale importanza ai fini di tutelare la salute umana, proteggere e valorizzare l’ambiente e le risorse naturali ed incentivare un’economia basata su un utilizzo efficiente di tali risorse. Il rispetto della legislazione comunitaria in materia ambientale consente una sinergia a livello europeo e permette, attraverso la coerenza tra le politiche nazionali, una coordinata strategia di tutela dell’ambiente. Nel corso degli anni la politica ambientale dell’UE si è evoluta e trasformata da politica di risanamento dei danni a strategia di prevenzione dell’inquinamento. L’analisi che ci accingiamo a svolgere ha ad oggetto la normativa comunitaria a tutela dell’ambiente e, focalizzando sulle norme e le disposizioni sancite nei Trattati, compiamo un excursus sull’evoluzione del diritto ambientale dell’UE. E’ infatti evidente come, sin dall’Atto Unico Europeo del 1987 fino ai Trattati di Lisbona del 2009, la sempre maggiore attenzione per la tutela dell’ambiente abbia trovato rilevante spazio nelle politiche europee e sia divenuta uno degli obiettivi principali dell’UE. Oggetto principale dell’analisi è la Direttiva 2004/35/CE del 21 aprile 2004 sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. Tale Direttiva, in applicazione dei principi comunitari per l’ambiente, introduce un regime di prevenzione e riparazione dei danni ambientali e dei danni alle specie e agli habitat naturali protetti, causati dall’esercizio di attività professionali, ed inoltre istituisce la disciplina comunitaria basata su un doppio regime di responsabilità ambientale e sul principio “chi inquina paga”. Questione di rilevante importanza è l’individuazione dei responsabili nei casi di inquinamento diffuso, risultato di più attività industriali poste in essere e protratte da più operatori; in questi casi risulta assai problematico l’accertamento del nesso di causalità tra il danno ambientale realizzato e le specifiche attività dei singoli operatori. L’analisi prosegue con un approfondimento sul decreto legislativo n.152/2006 Testo Unico sull’Ambiente (T.U.A.) che attua il recepimento della Direttiva 2004/35/CE nell’ordinamento italiano; la parte VI del T.U.A. compie un recepimento irregolare della Direttiva, motivo per cui l’UE avanza una procedura d’infrazione (2007/4679) nei confronti dell’Italia. Nel 2013 è l’art. 25 della Legge Europea (legge n. 97/2013) ad intervenire sulla disciplina del T.U.A. per modificarla e conformarla alle disposizioni della direttiva. Riportiamo inoltre altri modelli di recepimento della direttiva in altri Stati membri, nello specifico il modello tedesco e quello inglese. Soffermiamo l’analisi sulla sentenza n. C-378/08 della Corte di Giustizia dell’UE del 9 marzo 2010. Con tale sentenza la CGUE risponde alla domanda di pronuncia pregiudiziale del TAR Sicilia circa l’interpretazione della direttiva 2004/35/CE e del principio “chi inquina paga” in merito all’accertamento del nesso di causalità tra il danno ambientale diffuso e le attività degli operatori responsabili. L’origine delle problematiche interpretative e giurisprudenziali sorte in Italia è da ricondurre all’irregolare recezione della Direttiva comunitaria.
|