Riassunto analitico
La vitiligine è una malattia cutanea autoimmune (non contagiosa) che colpisce i melanociti, le cellule che producono il pigmento da cui dipende il naturale colorito della pelle: la melanina. La vitiligine si manifesta con la comparsa di macchie di dimensioni variabili "ipocromiche" o "acromiche" a seconda che le aree interessate siano carenti o prive di melanina; queste macchie, dette leucodermia, sono ben marcate e spesso simmetriche, diffuse in tutto il corpo o circoscritte in alcune aree (spesso le più esposte) del corpo: viso, collo, braccia, gomiti, mani, ma anche ginocchia, piedi e attorno agli orifizi come occhi, bocca, naso, ombelico ed organi genito-urinari. La vitiligine è il disturbo depigmentante più comune, che colpisce circa dallo 0.1 al 2% della popolazione mondiale. Esistono, a seconda della distribuzione delle lesioni, diversi tipi di vitiligine: segmentale, non segmentale (la più diffusa, che si suddivide a sua volta in altre varianti: acrofacciale, mucosale, generalizzata e universale), focale e mista. La diagnosi viene effettuata attraverso la valutazione delle lesioni con l’ausilio di una Lampada di Wood, oltre ad effettuare un’anamnesi dettagliata per verificare la situazione famigliare e la presenza di comorbilità. La patogenesi della vitiligine non è ancora del tutto chiara. Più meccanismi sembrano essere coinvolti nell’insorgenza di questa malattia, concludendo che si tratta di una patologia multifattoriale in cui fattori genetici, ambientali e immuno-mediati contribuiscono alla perdita di funzionalità, distruzione o distacco dei melanociti. L’ipotesi patogenetica attualmente più accreditata è quella immunitaria, in cui si attiva inizialmente la risposta immunitaria innata con il reclutamento di cellule infiammatorie e la secrezione di citochine (IFN-gamma e chemochine CXCL9-CXCL10) per il reclutamento e l’attivazione di linfociti T CD8+ autoreattivi, cellule effettrici di una risposta immunitaria acquisita di tipo autoimmune. L’autoimmunità è quindi mediata da autoanticorpi e linfociti T CD8+ autoreattivi nei confronti di antigeni dei melanociti che smettono di produrre melanina. Inoltre, è stato dimostrato che nella vitiligine i linfociti regolatori T CD4+ (Tregs), il cui numero è ridotto in circolo, hanno una funzione alterata (ridotta capacità di inibire la proliferazione e attivazione di linfociti T CD8+) che causa danno ai melanociti. I linfociti T CD8+ autoreattivi reclutati nell’epidermide secernono così INF-gamma, che interagendo con il proprio recettore sui cheratinociti attiva la via delle Janus Chinasi (JAK1 e JAK2); viene quindi attivato il fattore di trascrizione STAT, inducendo la secrezione di chemochine nell’epidermide per il reclutamento di ulteriori linfociti T CD8+ autoreattivi verso i melanociti, sui quali eserciteranno la loro azione citotossica. La via delle JAK Chinasi è il bersaglio di recenti strategie terapeutiche. Sono in fase di sperimentazione alcuni inibitori di JAK: Ruxolitinib e Tofacitinib, farmaci che stanno dimostrando di essere in grado di sopprimere l’attività dei linfociti T CD8+ responsabili della distruzione dei melanociti nei pazienti affetti da vitiligine.
Sia la somministrazione orale che quella topica hanno dato risultati soddisfacenti determinando ripigmentazione delle lesioni. Saranno necessarie ulteriori indagini per verificare gli effetti a lungo a termine e valutare la sostituzione di terapie convenzionali largamente utilizzate (corticosteroidi topici, immunomodulatori topici, antiossidanti e fototerapia), che danno purtroppo scarsi risultati, soprattutto nell’evitare la ricomparsa delle lesioni.
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