Riassunto analitico
Lo scopo che si propone questa trattazione è quello di esaminare se e, a quali condizioni, l'intervento umanitario sia da considerarsi lecito nel diritto internazionale, analizzandolo alla luce del principio del divieto di uso della forza armata sancito all'art. 2 comma 4 delle Nazioni Unite, con riferimento alla prassi degli Stati e delle Nazioni Unite. Inoltre, dalla valutazione intrapresa nei presenti Capitoli si può constatare come la comunità internazionale abbia riservato una sempre maggiore attenzione alla tutela dei diritti dell'uomo, durante i conflitti armati. Ed è stata proprio l'insistenza sulla protezione della popolazione civile e l'elaborazione del "mandato di protezione", sempre più articolati, che inducono a ritenere che il Consiglio di Sicurezza abbia cercato di mettere progressivamente in pratica, nell'ambito delle operazioni di peace-keeping, il concetto di Responsabilità di Proteggere, ormai parte del sistema giuridico delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda il Consiglio di Sicurezza, la dottrina della Responsabilità di Proteggere conferma la sua competenza, riconducibile peraltro alla prassi ormai consolidata di intervento in caso di emergenza umanitaria, mettendo a disposizione dei diritti umani, i suoi poteri anche coercitivi. Questo, può risultare come un positivo sviluppo del diritto internazionale, sempre più sensibile alla condizione della persona e alla protezione dei suoi diritti, tuttavia, non si possono nascondere gli inconvenienti e i rischi connessi ad interventi del Consiglio di Sicurezza tenuto conto della sua composizione politica e, del diritto di veto dei suoi Membri permanenti che inducono ad esercitare la sua discrezionalità in maniera selettiva (caso per caso). Un altro aspetto è che l'autorizzazione (o delega) agli Stati ad usare "tutti i mezzi necessari", compresa la forza armata, comporta il rischio che essi abusino di tale autorizzazione, impiegando mezzi eccessivi o ancor peggio, perseguendo obiettivi diversi da quelli umanitari. Su un piano generale, la tragica vicenda libica deve mettere in guardia contro le strumentalizzazioni della causa dei diritti umani, spesso invocati dalla grandi potenze, come pretesto per perseguire propri interessi economici ed politici.
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Abstract
The purpose of this discussion is to examine whether and under what conditions humanitarian intervention is to be considered lawful in international law, analyzing it in the light of the principle of the prohibition of the use of armed force enshrined in art. 2 paragraph 4 of the United Nations, with reference to the practice of States and the United Nations. Furthermore, from the evaluation undertaken in these Chapters it can be seen that the international community has paid ever greater attention to the protection of human rights during armed conflicts. And it was precisely the insistence on the protection of the civilian population and the elaboration of the "protection mandate", increasingly articulated, which lead us to believe that the Security Council has tried to gradually put into practice, in the context of peace-keeping, the concept of Responsibility to Protect, now part of the United Nations legal system. As regards the Security Council, the doctrine of the Responsibility to Protect confirms its competence, which can also be traced back to the now consolidated practice of intervention in the event of a humanitarian emergency, making its powers, including coercive powers, available to human rights. This may result as a positive development of international law, increasingly sensitive to the condition of the person and to the protection of his rights, however, the inconveniences and risks connected with interventions by the Security Council cannot be hidden, given his political composition and , of the right of veto of its permanent Members which induce to exercise its discretion selectively (case by case). Another aspect is that the authorization (or delegation) to States to use "all necessary means", including armed force, involves the risk that they will abuse this authorization, using excessive means or even worse, pursuing objectives other than those humanitarians. On a general level, the tragic Libyan affair must warn against the exploitation of the cause of human rights, often invoked by the great powers, as a pretext for pursuing their own economic and political interests.
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