Riassunto analitico
Lo scopo di questo lavoro è analizzare le misure restrittive applicate dall'UE e da altri attori internazionali a seguito della crisi ucraina scoppiata lungo i confini dell'Europa orientale nel 2013. Al fine di comprendere meglio il regime sanzionatorio applicato alla Russia, ho ritenuto utile partire con l’esaminare le vicende della crisi ucraina, scoppiata a seguito della decisione dell’ex presidente ucraino Yanukovych di abbandonare le trattative in corso per l’accordo di associazione con l’Unione Europea, da molti visto come preludio da cui potesse scaturire un futuro l’ingresso dello Stato in questa organizzazione. Questo episodio ha portato ad una crisi dai contorni drammatici, sia per la perdita di vite umane, sia per la compromissione di un equilibrio creato faticosamente negli ultimi anni. Ad un cambio di regime causato da un movimento di protesta dal basso, la Russia, ha risposto annettendo la Crimea e fomentando un movimento separatista nelle regioni orientali del paese. La scena ha visto come principali attori, oltre al governo ucraino, la Russia, accusata di aver violato la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza ucraine, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri Paesi. Si crea così uno stato di costante tensione ed instabilità, soprattutto a causa delle misure diplomatiche e sanzionatorie che sono state adottate. Le sanzioni rappresentano l’oggetto di questo studio poiché nella prassi degli ultimi anni si assiste ad un uso crescente delle misure restrittive come mezzo di risoluzione pacifica delle controversie, diventando uno degli strumenti di persuasione più efficaci della politica estera dell’Unione. Dopo aver passato in rassegna le varie categorie delle sanzioni e la procedura di adozione, ed essermi soffermata sulla riorganizzazione sistematica operata dal trattato di Lisbona, la mia attenzione si è concentrata sul caso specifico delle sanzioni imposte alla Russia, con un’analisi critica dell’efficacia di questo regime sanzionatorio. Nell’ultimo capitolo si ripercorre, infine, il caso Rosneft, con cui la Corte di giustizia dell’Unione europea ha avuto modo di prendere un’importante decisione circa la sua giurisdizione in un settore peculiare come quello della Politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione. Per la prima volta la Corte si è pronuncia sulla sua competenza a sindacare la validità delle sanzioni attraverso la procedura di rinvio pregiudiziale. Questo giudizio costituisce un importante precedente nel campo della normativa comunitaria sulle misure restrittive adottate dal Consiglio, e risolve alcune questioni di validità ed interpretazione delle sanzioni adottate dall’Unione europea in relazione a talune imprese russe, ivi compresa la Rosneft. In conclusione, dopo aver esaminato il caso, viene lasciato lo spazio alle considerazioni conclusive in merito ai diritti fondamentali da tutelare ed alle tendenze della giurisprudenza della Corte in tale materia.
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