Riassunto analitico
Il presente studio, articolato in tre capitoli, propone un’analisi della legislazione riguardante la biodiversità e, in particolare, la tutela brevettuale della stessa, concentrandosi in particolar modo sulla questione della Comunità Andina. Le tappe fondamentali della storia del diritto ambientale hanno portato al riconoscimento della protezione brevettuale degli organismi viventi. Infatti, se inizialmente nessun Paese riconosceva brevetti sugli organismi viventi, la sentenza 447 U.S. 303 (1980), emessa a favore del microbiologo indiano Chakrabarty, ha costituito una irreversibile chiave di svolta. Seguendo un percorso analogo a quello statunitense, infatti, molti ordinamenti hanno iniziato ad estendere l’area delle invenzione brevettabili fino ad includervi piante, animali e le loro componenti. L’articolo 27 dell’accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio (TRIPs), sottoscritto a Marrackesh nel 1994, ha costituito un’ulteriore spinta verso un’armonizzazione internazionale delle legislazioni riguardanti il tema della tutela brevettuale degli organismi viventi. Le numerose difficoltà interpretative sollevate dall’articolo 27 dell’accordo TRIPs, hanno però costretto numerosi governi a creare legislazioni interne ad hoc sui diritti di proprietà intellettuale legati alla biodiversità e sull’accesso alle risorse biologiche e genetiche presenti nei propri territori. Proprio a questo proposito, la seconda parte del presente studio, è stata dedicata all’analisi di una caso significativo di legislazione interna in materia di brevettabilità della biodiversità: il caso della Comunità Andina. La Decisione 486/2000 costituisce il regime comune adottato dai Paesi Andino-Amazzonici in tema di proprietà industriale. Tra le varie tipologie di proprietà industriale trattate dalla Decisione, la regolamentazione delle risorse biologiche e genetiche e delle conoscenze tradizionali risulta particolarmente innovativa e ha meritato attenzione. Questa Decisione, così come il regime riguardante l’accesso alle risorse genetiche contenuto nella Decisione 391/1996, ha l’obiettivo principale di rafforzare il potere degli Stati detentori delle risorse ed escludere la ripartizione a livello internazionale dei benefici economici derivanti dallo sfruttamento delle risorse stesse. È proprio il tema della ripartizione dei benefici derivanti dallo sfruttamento della biodiversità a chiudere il presente studio. I casi di biorazzia e biopirateria sono infatti all’ordine del giorno nei territori della Comunità Andina. Gli interessi dei Paesi occidentali prendono spesso il sopravvento su quelli dei ben più deboli Paesi del Sud del mondo, che spesso concludono contratti di bioprospezione non adatti ad assicurarsi quanto spetti loro.
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Abstract
This study, divided into three chapters, offers an analysis of the legislation about biodiversity and, above all, about its patent protection, focusing especially on the Andean Community question.
The crucial stages of the environmental law led to the recognition of patent protection of living organisms. Effectively, if initially no States recognized patents on living organisms, the judgment 447 U.S. 303 (1980), in favor of the Indian microbiologist Chakrabarty, has been an irreversible breakthrough. Following a process similar to the one used by U.S. Court of Justice, lots of national legal systems began to expand the field of patentable inventions to include plants, animals and their own components. The Article 27 of the Agreement on Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPs), approved in Marrackesh in 1994, was another important step towards an international harmonization of legislation in the area of patent protection of living organisms.
The problems in interpreting the Article 27 of the TRIPs Agreement, forced Governments to establish national legislations ad hoc to deal with the intellectual property rights related to biodiversity and to deal with the access to genetic resources in their territories. In that respect, the second part of this study, is dedicated to the analysis of a significant case of internal legislation concerning the patentability of the biodiversity: the Andean Community case. The 486/2000 Decision constitutes the scheme adopted by Andean-Amazonian Countries for industrial property matters. Among the various industrial property assets, the regulation of living and genetic resources deserve attention. This regime, as well as the regime on access to the genetic resources of the 391/1996 Decision, has the aim of strengthening the power of the Countries holding resources, and excluding the international sharing of benefits arising from the commercial use of these resources.
It is exactly the sharing of benefits arising from the commercial use of the biodiversity the theme which ends this study. The biopiracy cases are very common in the Andean Community territories. The interests of Western industrialized nations overtake the weaker ones of the Southern Countries, who usually conclude bioprospecting agreements not adequate to ensure their own rights.
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