Riassunto analitico
Il presente elaborato verte su un quesito che in molti si pongono: perché le banche falliscono? Nonostante come vedremo la nostra storia finanziaria brulica di fallimenti e contestuali salvataggi, sembra sempre condannata a ripetere sé stessa. Il primo capitolo ha lo scopo di analizzare le più grandi crisi globali conosciute ad oggi: la crisi degli anni ’30; la crisi finanziaria globale del 2007; la crisi del debito sovrano dei Paesi europei; e infine la crisi scaturita dalla pandemia di Covid-19. Nello sviluppo dei vari paragrafi verranno analizzati i fenomeni e gli strumenti che sono stati individuati come i colpevoli: dai trust ai mutui sub-prime, dalla cartolarizzazione alle agenzie di rating, persino passando per una crisi sanitaria che ben presto ha minacciato la stabilità finanziaria globale e che ha portato al collasso di taluni intermediari. Tale capitolo renderà il lettore edotto del perché è nato il fenomeno degli intermediari cosiddetti “Too big to fail”. Nel secondo capitolo verrà fatto un breve excursus per cercare di capire come sia stato possibile, considerando la regolamentazione vigente, arrivare a situazioni sistemiche che hanno compromesso la stabilità finanziaria per anni a venire. Analizzando come l’autorità cerca di stare al passo con l’evoluzione finanziaria e le varie forme messe in atto da quest’ultima per vigilare sugli intermediari bancari e finanziari, considerato che il fenomeno del free banking non è sostenibile: i mercati non sono in grado di autoregolarsi. Tesi che verrà ampiamente sostenuta e supportata dal presente elaborato. Il terzo capitolo analizzerà il complesso quadro regolamentare che è stato posto in essere negli ultimi 40 anni: dagli Accordi di Basilea I alla direttiva 2014/59/UE. Verrà studiato come il Comitato di Basilea ha cercato di definire degli standard patrimoniali minimi che permettessero agli intermediari di accumulare capitale in periodi macroeconomici favorevoli per superare quelli meno favorevoli o addirittura avversi e come ha cercato di ideare dei modelli che imponessero agli stessi, in base al rischio assunto, di aggiustare verso l’alto o il basso tali standard di capitale. La conclusione al presente elaborato vuole trarre le somme avendo individuato i denominatori comuni delle crisi finanziarie, proponendo che i legislatori spingano soprattutto sull’educazione finanziaria affinché anche il più piccolo risparmiatore possa imparare a valutare bene i rischi, rendendo così i costi di fallimento degli intermediari meno pesanti. La letteratura presa in considerazione ai fini del presente elaborato è vasta, sono stati analizzati rapporti di commissioni di inchiesta come la Financial Crisi Inquiry Commission del Congresso americano e dei testi adottati dal Basel Committee on Banking Supervision; contestualmente a uno studio ampio della normativa vigente e di conseguenza degli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali. Sebbene la stabilità finanziaria sembri condannata alla pro-ciclicità, il presente elaborato fornisce degli spunti e sottolinea delle carenze che sono state individuate nel nuovo quadro regolamentare affinché si possa spezzare il ciclo.
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