Riassunto analitico
Alla base del seguente elaborato vi è l’analisi di tre importanti e ampie discipline. Innanzitutto, il fenomeno della gamification, sempre più popolare e utilizzato in ogni ambito di studio. La gamification, come si approfondirà, si basa sull’utilizzo delle dinamiche e tecniche psicologiche di game design, utilizzate tradizionalmente per implementare giochi e videogiochi, in contesti che nulla hanno a che fare con il gioco. Il secondo importante tema riguarda la psicologia. Nello specifico, nel trattato si studierà un nuovo disturbo che fa parte della categoria della dipendenza da non sostanze, ossia il disturbo da giochi o videogiochi, da poco dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come vera e propria malattia mentale. Ci si potrebbe chiedere cosa accomuni la tanto apprezzata e acclamata gamification con la materia della dipendenza o, dal nome inglese entrato ormai nel comune uso anche nel vocabolario italiano, addiction. Interessante obiettivo di tale trattato, infatti, è passare in rassegna gli aspetti oscuri della ludicizzazione, che spesso si tende a tenere nascosti, e come questa, se male o eccessivamente utilizzata, possa portare all’insorgenza dei suddetti disturbi su alcuni soggetti particolarmente vulnerabili. Attraverso il seguente elaborato di tesi ci si pone la prerogativa di studiare le tracce già esistenti di una possibile relazione tra le due tematiche e connetterle a loro volta ad un possibile risvolto in ambito giuridico. La domanda, quindi, è: possono i meccanismi e le tecniche utilizzate dalla gamification, su alcuni utenti particolarmente predisposti, avere effetto compulsivo? Se si ipotizza una possibile connessione tra la materia della ludicizzazione e dell’addiction, l’ulteriore passaggio, non ancora analizzato dalla letteratura fino ad ora emersa, riguarda l’interrogativo di una possibile ripercussione sulla capacità di intendere e di volere. Se la gamification ha, potenzialmente, gli strumenti per creare disturbo da gioco e lo stesso è reputato come vera e propria malattia, il soggetto che ne è affetto, se incriminato di aver compiuto un reato penale sotto effetto e per effetto del proprio disturbo, potrebbe risultare come incapace di intendere e di volere e quindi essere impunito all’interno di un processo? Sono queste le domande a cui si cercherà di rispondere in questa tesi di laurea.
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