Riassunto analitico
L’elaborato mette in luce il rapporto tra le politiche di bilancio e l'attuazione dei diritti sociali con riferimento al contesto regionale, in considerazione del ruolo primario accordato alle Regioni nell'erogazione delle prestazioni sociali con la riforma Bassanini del 1997, prima, e quella costituzionale del 2001, poi. Nello specifico, si prospetta un percorso che parte dalla descrizione dell'attuale impianto di finanza regionale (c.d. "federalismo fiscale"): dopo aver esposto il quadro costituzionale in materia di autonomia finanziaria, precedente e successivo alla novella, si elencano le fonti che, a regime, sono destinate al finanziamento di determinate categorie di spesa. Più avanti, si considera l'impatto delle crisi: innanzitutto, si allude a quella economica dei debiti sovrani, che ha richiesto un intervento delle istituzioni europee nel senso dell'irrigidimento dei vincoli finanziari (si pensi al c.d. "Fiscal compact"), recepito dal legislatore nazionale con la costituzionalizzazione del principio dell'equilibrio di bilancio. La scarsità delle risorse disponibili ha poi suscitato una nutrita (e ampiamente commentata) giurisprudenza costituzionale per contemperare tale presupposto con la tutela dell’inviolabilità dei diritti fondamentali. In secondo luogo, si analizzano gli effetti della crisi indotta dai provvedimenti sanitari di contenimento dell'epidemia (rectius: pandemia) da Coronavirus. A differenza dell'esperienza precedente, si è optato per una dilatazione di spesa, necessaria a sostenere il sistema economico, sociale ed istituzionale: lo Stato ha adottato specifici interventi, prospettando un esame di alcuni di quelli che hanno interessato le Regioni. Nell'analizzare l'incidenza della crisi sui diritti sociali, si prendono ad esempio il diritto alla salute e quello all'istruzione, entrambi rimessi ad un'attuazione decentrata. Infine, l’indagine si sofferma su due grandi sfide del futuro. La prima è rappresentata dalla realizzazione degli investimenti e delle riforme contenute nel "Piano nazionale di ripresa e resilienza" italiano (inserito nel "Recovery and resilience facility" del Next Generation EU), il cui esito è fondamentale in una prospettiva di crescita. La seconda, invece, muove dalla considerazione di come l'aumento del debito pubblico provocato dalle crisi ponga una responsabilità delle generazioni presenti nei confronti di quelle future, che hanno diritto a godere delle medesime chances nell'attuazione dei diritti sociali fondamentali.
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