Riassunto analitico
I disturbi funzionali neurologici sono molto frequenti sia nell’ambito neurologico che in altri ambiti specialistici medici. Numerosi studi hanno dimostrato che fino a un terzo dei nuovi pazienti che accedono agli ambulatori specialistici di neurologia, presentano sintomi attribuibili solo in parte, o non attribuibili, ad una patologia organica (Carson et al., 2000). I sintomi neurologici funzionali più comuni sono: ipostenia e/o tremore degli arti, disturbi del movimento, sintomi sensoriali, attacchi dissociativi (anche detti non epilettici o PNES). Gli PNES rappresentano una delle principali diagnosi differenziali dell’epilessia ed appaiono solo superficialmente come attacchi epilettici, ma senza la correlata e tipica attività neurofisiologica. Si considera inoltre che gli PNES (come gli altri sintomi neurologici funzionali) hanno una base psicologica, meglio intesa come una risposta dissociativa a uno stimolo stressogeno (Reuber M, 2009). Per i pazienti con sintomi quali: debolezza, intorpidimento o blackout non altrimenti definiti da una patologia organica, si può parlare in termini psichiatrici di : disturbi da conversione (DSM-V) o disturbo motorio dissociativo (ICD-10), detti anche disturbi funzionali neurologici. I sintomi che si possono incontrare sono tra i più vari: debolezza o paralisi; con movimento anomalo (per es. tremore, movimenti distonici, mioclono, disturbi della deambulazione), con sintomi riguardanti la deglutizione, l’eloquio ( per es. disfonia, biascicamento), con attacchi epilettiformi o convulsioni, con anestesia o perdita della sensibilità, con sintomi sensoriali specifici ( per es. problemi visivi, olfattivi o uditivi) con sintomi misti. Si definisce poi episodio acuto se i sintomi sono presenti per meno di sei mesi o persistente se i sintomi si verificano per sei mesi o più. Si specifica poi se con fattore psicologico stressante o senza fattore psicologico stressante. I sintomi che si possono incontrare sono tra i più vari, tuttavia la caratteristica del disturbo da conversione non è tanto il sintomo di per sé, ma lo stile espressivo del soggetto. Il disturbo da conversione si manifesta prevalentemente nelle donne con un rapporto che va da 2:1 a 5:1, in aree rurali, in soggetti poco istruiti e di classe socio-economica più bassa. In ambito comunicativo, alcuni termini usati in fase di restituzione al percorso di indagine posso essere interpretati in maniera fuorviante o disfunzionale dal paziente. Ad esempio l’utilizzo di termini quali psicogeno, psicosomatico, somatizzazione suggeriscono che il problema sia di tipo psicologico. Altre espressioni, quali ad esempio non organico, non epilettico o non spiegabile su base medica, implicano che non si conosca la causa dei sintomi, ma si sa che non sono attribuibili a una causa organica.( Vuilleumier P et al, 2001). Molte di queste definizioni vengono lette dal paziente nei termini di: problema esclusivamente mentale, o inventato o immaginato. Le idee moderne sull’eziologia di questi disturbi comprendono una interazione tra fattori psicologici, sociali e biologici, motivo per cui una interpretazione puramente psicologica rischia di non essere esaustiva.Alla luce di quanto dichiarato l’obiettivo di questo tirocinio di ricerca è la redazione di una Scoping Review, cioè una revisione che ha l’obiettivo di mappare e riassumere differenti evidenze di ricerca (quantitative, qualitative) per illustrare l’ampiezza e la profondità di un concetto o di un fenomeno, in particolar modo indagare l’esistenza di nuovi approcci assistenziali al paziente con disturbo neurofunzionale che non siano prettamente medici in senso lato o terapeutici tradizionali, ma esplorare nell’ambito infermieristico nuovi strumenti e modelli assistenziali.
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Abstract
I disturbi funzionali neurologici sono molto frequenti sia nell’ambito neurologico che in altri ambiti
specialistici medici. Numerosi studi hanno dimostrato che fino a un terzo dei nuovi pazienti che
accedono agli ambulatori specialistici di neurologia, presentano sintomi attribuibili solo in parte, o
non attribuibili, ad una patologia organica (Carson et al., 2000).
I sintomi neurologici funzionali più comuni sono: ipostenia e/o tremore degli arti, disturbi del
movimento, sintomi sensoriali, attacchi dissociativi (anche detti non epilettici o PNES). Gli PNES
rappresentano una delle principali diagnosi differenziali dell’epilessia ed appaiono solo
superficialmente come attacchi epilettici, ma senza la correlata e tipica attività neurofisiologica. Si
considera inoltre che gli PNES (come gli altri sintomi neurologici funzionali) hanno una base
psicologica, meglio intesa come una risposta dissociativa a uno stimolo stressogeno (Reuber M,
2009).
Per i pazienti con sintomi quali: debolezza, intorpidimento o blackout non altrimenti definiti da una
patologia organica, si può parlare in termini psichiatrici di : disturbi da conversione (DSM-V) o
disturbo motorio dissociativo (ICD-10), detti anche disturbi funzionali neurologici. I sintomi che si
possono incontrare sono tra i più vari: debolezza o paralisi; con movimento anomalo (per es.
tremore, movimenti distonici, mioclono, disturbi della deambulazione), con sintomi riguardanti la
deglutizione, l’eloquio ( per es. disfonia, biascicamento), con attacchi epilettiformi o convulsioni,
con anestesia o perdita della sensibilità, con sintomi sensoriali specifici ( per es. problemi visivi,
olfattivi o uditivi) con sintomi misti. Si definisce poi episodio acuto se i sintomi sono presenti per
meno di sei mesi o persistente se i sintomi si verificano per sei mesi o più. Si specifica poi se con
fattore psicologico stressante o senza fattore psicologico stressante.
I sintomi che si possono incontrare sono tra i più vari, tuttavia la caratteristica del disturbo da
conversione non è tanto il sintomo di per sé, ma lo stile espressivo del soggetto. Il disturbo da
conversione si manifesta prevalentemente nelle donne con un rapporto che va da 2:1 a 5:1, in aree
rurali, in soggetti poco istruiti e di classe socio-economica più bassa. In ambito comunicativo,
alcuni termini usati in fase di restituzione al percorso di indagine posso essere interpretati in
maniera fuorviante o disfunzionale dal paziente. Ad esempio l’utilizzo di termini quali psicogeno,
psicosomatico, somatizzazione suggeriscono che il problema sia di tipo psicologico. Altre
espressioni, quali ad esempio non organico, non epilettico o non spiegabile su base medica,
implicano che non si conosca la causa dei sintomi, ma si sa che non sono attribuibili a una causa
organica.( Vuilleumier P et al, 2001).
Molte di queste definizioni vengono lette dal paziente nei termini di: problema esclusivamente
mentale, o inventato o immaginato. Le idee moderne sull’eziologia di questi disturbi comprendono
una interazione tra fattori psicologici, sociali e biologici, motivo per cui una interpretazione
puramente psicologica rischia di non essere esaustiva.Alla luce di quanto dichiarato l’obiettivo di questo tirocinio di ricerca è la redazione di una Scoping
Review, cioè una revisione che ha l’obiettivo di mappare e riassumere differenti evidenze di ricerca
(quantitative, qualitative) per illustrare l’ampiezza e la profondità di un concetto o di un fenomeno,
in particolar modo indagare l’esistenza di nuovi approcci assistenziali al paziente con disturbo
neurofunzionale che non siano prettamente medici in senso lato o terapeutici tradizionali, ma
esplorare nell’ambito infermieristico nuovi strumenti e modelli assistenziali.
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