Riassunto analitico
Il fine delle normative a tutela del mercato e della concorrenza (antitrust, nel linguaggio statunitense) può essere individuato, in prima approssimazione, nel garantire un funzionamento del mercato e, in particolare, una sufficiente pressione competitiva tali da assicurare alla collettività il massimo benessere perseguibile. Le norme a tutela della concorrenza vietano, dunque, le condotte delle imprese dotate di potere di mercato che, allentando la pressione competitiva attraverso operazioni di concentrazione, abusi di posizione dominante o cartelli, possono ostacolare o impedire quel processo dinamico di rivalità tra le imprese, processo che sta alla base del funzionamento stesso dei mercati. La tutela del mercato e della concorrenza è una problematica sorta in tempi relativamente recenti: i suoi natali sono infatti da ricercarsi oltreoceano sul finire del Diciottesimo secolo, nelle normative antitrust canadesi (1889) e, soprattutto, statunitensi (1890). Cionondimeno, ad oggi, le normative a tutela del mercato e della concorrenza sono poste al centro dei principali sistemi di regolazione dell’attività d’impresa: basti considerare che sono oltre 120 le nazioni che si sono dotate di leggi antitrust. Lo scopo che questo elaborato si prefigge è quello di ripercorrere in che modo la dottrina e la giurisprudenza hanno elaborato un modello di Autorità che, nel disciplinare il settore del mercato, fosse indipendente sia dai poteri tradizionali (esecutivo, legislativo e giudiziario), sia dagli interessi economici in gioco e, dunque, focalizzandosi sull’Autorità antitrust italiana, di indagare quelli che sono i rapporti instauratisi tra una figura così innovativa ed i poteri tradizionali. A tal fine, nel primo capitolo, partendo dall’introduzione della prima normativa antitrust (1889) e dalla creazione della prima independent regulatory agency (1887) negli Stati Uniti d’America, si sposterà poi l’attenzione al continente europeo, andando ad indagare la cultura industriale dello stesso e evidenziando come il progressivo sviluppo dell’odierna Unione Europea ha inciso sulla creazione di una disciplina antitrust comunitaria prima, e della normativa italiana poi. Il secondo capitolo, dunque, presenta un focus sull’esperienza italiana: dall’introduzione della prima normativa nazionale a tutela della concorrenza (legge 287/1990) alla contestuale creazione di un’apposita Autorità (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato) specificamente deputata alla sua applicazione; di questa Autorità si evidenzieranno le caratteristiche principali, quali l’organizzazione ed i poteri, analizzando poi la struttura di un eventuale procedimento dinanzi ad essa. Alla luce di quanto illustrato nel secondo capitolo, il terzo sarà poi dedicato ad un’analisi della peculiare e controversa natura giuridica dell’Agcm: elemento centrale della terza sezione sarà la recentissima pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 13 del 31 gennaio 2019), nella quale si è affrontato il tema della legittimazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato a sollevare questione di legittimità costituzionale. Partendo da quanto affermato dal giudice delle leggi, si concluderà dunque con una riflessione circa il difficile ruolo rivestito dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e le inevitabili implicazioni che questo ha sui rapporti con il tradizionale sistema dei pubblici poteri.
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Abstract
Il fine delle normative a tutela del mercato e della concorrenza (antitrust, nel linguaggio statunitense) può essere individuato, in prima approssimazione, nel garantire un funzionamento del mercato e, in particolare, una sufficiente pressione competitiva tali da assicurare alla collettività il massimo benessere perseguibile. Le norme a tutela della concorrenza vietano, dunque, le condotte delle imprese dotate di potere di mercato che, allentando la pressione competitiva attraverso operazioni di concentrazione, abusi di posizione dominante o cartelli, possono ostacolare o impedire quel processo dinamico di rivalità tra le imprese, processo che sta alla base del funzionamento stesso dei mercati. La tutela del mercato e della concorrenza è una problematica sorta in tempi relativamente recenti: i suoi natali sono infatti da ricercarsi oltreoceano sul finire del Diciottesimo secolo, nelle normative antitrust canadesi (1889) e, soprattutto, statunitensi (1890). Cionondimeno, ad oggi, le normative a tutela del mercato e della concorrenza sono poste al centro dei principali sistemi di regolazione dell’attività d’impresa: basti considerare che sono oltre 120 le nazioni che si sono dotate di leggi antitrust.
Lo scopo che questo elaborato si prefigge è quello di ripercorrere in che modo la dottrina e la giurisprudenza hanno elaborato un modello di Autorità che, nel disciplinare il settore del mercato, fosse indipendente sia dai poteri tradizionali (esecutivo, legislativo e giudiziario), sia dagli interessi economici in gioco e, dunque, focalizzandosi sull’Autorità antitrust italiana, di indagare quelli che sono i rapporti instauratisi tra una figura così innovativa ed i poteri tradizionali.
A tal fine, nel primo capitolo, partendo dall’introduzione della prima normativa antitrust (1889) e dalla creazione della prima independent regulatory agency (1887) negli Stati Uniti d’America, si sposterà poi l’attenzione al continente europeo, andando ad indagare la cultura industriale dello stesso e evidenziando come il progressivo sviluppo dell’odierna Unione Europea ha inciso sulla creazione di una disciplina antitrust comunitaria prima, e della normativa italiana poi.
Il secondo capitolo, dunque, presenta un focus sull’esperienza italiana: dall’introduzione della prima normativa nazionale a tutela della concorrenza (legge 287/1990) alla contestuale creazione di un’apposita Autorità (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato) specificamente deputata alla sua applicazione; di questa Autorità si evidenzieranno le caratteristiche principali, quali l’organizzazione ed i poteri, analizzando poi la struttura di un eventuale procedimento dinanzi ad essa.
Alla luce di quanto illustrato nel secondo capitolo, il terzo sarà poi dedicato ad un’analisi della peculiare e controversa natura giuridica dell’Agcm: elemento centrale della terza sezione sarà la recentissima pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 13 del 31 gennaio 2019), nella quale si è affrontato il tema della legittimazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato a sollevare questione di legittimità costituzionale. Partendo da quanto affermato dal giudice delle leggi, si concluderà dunque con una riflessione circa il difficile ruolo rivestito dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e le inevitabili implicazioni che questo ha sui rapporti con il tradizionale sistema dei pubblici poteri.
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