Riassunto analitico
In questa sede analizzeremo uno dei temi che più a lungo è stato oggetto di riflessioni, modifiche e adeguamenti da parte del legislatore, nonché di studio da parte della dottrina e delle scienze economiche. La ricerca si fonda sul trattamento fiscale riservato alle plusvalenze d’impresa, e a questa si accompagna e si intreccia quella relativa ai presupposti al verificarsi dei quali può dirsi formata una plusvalenza passibile di essere sottoposta a tassazione. L’evoluzione normativa che questa componente reddituale ha subito comporta non poche perplessità e necessita di uno studio attento al fine di individuare la ratio delle scelte del legislatore e della dottrina. Si veda, ad esempio, il clima di incertezza che si è determinato nel tempo attorno alla genesi di tale concetto, che in certi momenti ha di fatto spostato l’attenzione non già sulla stessa nozione di plusvalenza, quanto sui presupposti produttivi della stessa. L’analisi muoverà dal percorso legislativo dall’introduzione dell’imposta sulla ricchezza mobile nel 1864 passando per l’introduzione del primo testo unico del 1877, fino alle più recenti modifiche avvicendatesi dal 1958 agli anni Settanta del secolo scorso, fino ad oggi. Successivamente, il focus sarà puntato sulla disciplina dettata dall’art. 86 del Testo Unico delle imposte sui redditi, che delinea l’attuale sistema impositivo ed enuclea dettagliatamente le fattispecie di realizzo delle plusvalenze. Verranno quindi analizzate le plusvalenze patrimoniali derivanti da cessioni a titolo oneroso di beni, quelle derivanti da cessione di azienda e di partecipazioni immobilizzate. Quest’ultime sono state oggetto della riforma intervenuta con la legge delega 7 aprile 2003, che ha introdotto il regime della c.d. Participation Exemption, col fine di coordinare la tassazione delle società con quella dei soci, mirando ad evitare una doppia tassazione, comunque già vietata dall’ordinamento tributario in generale. Per quanto riguarda invece l’approccio metodologico è necessario partire da diversi aspetti. Il primo fa riferimento alla ricostruzione dello stesso concetto di reddito così come è stato prospettato a livello diacronico dalla dottrina e dalla scienza economica, nonché da quello di plusvalenza, anch’esso influenzato da diverse nozioni correlate, come ad esempio quella di “valore normale” preso in considerazione per la sua determinazione. Il secondo aspetto attiene alla ricostruzione dell’evoluzione che ha subito la normativa in questione, prendendo in esame sia gli interventi del legislatore nel corso degli anni, sia anche i vari contributi della dottrina e della giurisprudenza che hanno esercitato una notevole influenza in sede applicativa. L’ultimo aspetto riguarda ovviamente le fattispecie di realizzo che, anch’esse, hanno subito numerosi interventi volti ad escluderne o ad ammetterne la produttività di plusvalenze. In particolare, in quest’ambito, analizzeremo anche tutte quelle operazioni che solo in apparenza potrebbero portare alla creazione di plusvalori, ma che in realtà sono solo fonti produttive di cd. “sterilità fiscale” od operazioni fiscalmente neutre, come ad esempio la fusione d’azienda.
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