Riassunto analitico
Numerosi studi hanno dimostrato che in natura molti microrganismi crescono organizzati in biofilm che sono ubiquitari e si pensa siano la forma di crescita più tipica dei microrganismi. Infatti, questo tipo di organizzazione comunitaria conferisce vantaggi esclusivi in termini di protezione dall’ambiente, da farmaci e disinfettanti e dalla risposta immune dell’ospite, ciò che porta ad una accentuazione dei tratti patogenetici dei microrganismi. Il biofilm aderisce molto saldamente sia a superfici biotiche, come la superficie dei denti nella placca dentale, le mucose, le valvole cardiache, sia abiotiche, come le tubature dell’acqua e dispositivi medici, quali protesi, cateteri centrali e urinari, valvole artificiali. Quest’ultimo aspetto rappresenta un pesante problema sanitario per i danni che i biofilm formatisi sugli impianti causano ai pazienti sia localmente sia in modo sistemico fino alla sepsi. Questo, inoltre, comporta un aumento del costo delle cure. Candida albicans è frequentemente responsabile della formazione di biofilm in ambito clinico. Essa risiede nell’organismo umano come commensale della flora gastrointesinale e delle altre mucose. Tuttavia è un germe opportunista e può diventare patogeno quando il sistema immunitario dell’ospite è defedato: in queste condizioni il fungo può diffondere e causare infezioni sistemiche molto gravi con alti tassi di mortalità, generalmente legate alla formazione di biofilm. L’interazione tra virus e biofilm è stata poco investigata e solamente nei biofilm acquatici come quelli che si possono trovare all’interno delle tubature danneggiandole. E’ stato osservato che virus enterici possono rimanervi inglobati aumentando il rischio di infezioni virali gastroenteriche, a causa del distacco di porzioni di questi biofilm e rilascio dei virus in essi intrappolati. Inoltre, alcuni autori hanno osservato un’aumentata resistenza dei virus inglobati nel biofilm acquatico ad agenti inattivanti usati per la potabilizzazione. Recentemente, il gruppo di ricerca del Professore Cermelli dell’Università di Modena e Reggio ha dimostrato che i virus possono rimanere aggregati nel biofilm di Candida albicans mantenendo la loro infettività e mostrando una minore sensibilità ai farmaci antivirali. Lo scopo di questa tesi è stato quello di espandere le conoscenze sull’effetto del biofilm di Candida albicans sulla sensibilità del virus Herpes Simplex-1 a trattamenti antimicrobici fisico-chimici, quali collutori, laser a UVA1 e ipoclorito di sodio. A questo scopo, HSV-1 è stato sottoposto, in presenza o assenza di biofilm di Candida albicans, ai diversi trattamenti fisico-chimici e poi l’infettività residua valutata mediante titolazione alla diluizione limite. I risultati hanno dimostrato che in presenza di biofilm si ha una diminuzione della sensibilità del virus ai collutori, laser e ipoclorito di sodio con un significativo aumento della D.I.50 di questi trattamenti. Concludendo, il biofilm di Candida albicans rappresenta una sorta di nicchia in cui il virus risulta protetto nei confronti di vari trattamenti fisico-chimici inattivanti e, come visto in precedenza, anche di farmaci antivirali. Queste osservazioni consentono di speculare che in vivo, in presenza di biofilm, si possa avere un aumentato rischio di infezioni virali correlate al rilascio di virus da parte del biofilm. I tratti di resistenza a farmaci e ai trattamenti inattivanti dei virus rilasciati dal biofilm potrebbero essere di particolare gravità nell’ospite immunodepresso.
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