Riassunto analitico
Con questo elaborato, suddiviso in due parti, l’obbiettivo è quello di analizzare, da un punto di vista criminologico, il coinvolgimento del minore nella criminalità organizzata, quali cause sociali stanno alla base della devianza minorile, e cosa si intenda con l’espressione “sentire mafioso”, la quale contraddistingue la mentalità mafiosa che diviene oggetto di trasmissione all’interno del nucleo familiare. Successivamente, si richiama l’attuale fenomeno, nato a Napoli, della “paranza dei bambini”, il quale ha dato vita alla preoccupante ambizione di molti giovani, che vivono in determinati contesti, ad intraprendere una carriera criminale. In conclusione della prima parte, si prendono in considerazione anche gli effetti negativi del fenomeno del pentitismo sui minori figli di collaboratori di giustizia, effetti che scaturiscono dal Programma di Protezione a cui sono sottoposti i collaboratori di giustizia, che mira a tutelare sia il soggetto stesso ma anche il suo nucleo familiare. Con la seconda parte si pone l’attenzione sui risvolti pratici e su eventuali ipotesi di intervento. Facendo una disamina del processo penale minorile, ci si sofferma sull’importanza di tenere il minore il più possibile lontano dagli istituti penitenziari, ritenendo, da un punto di vista criminologico, che essi abbiano effetti negativi e criminogeni. Tra gli strumenti proposti al giudice, si pone l’attenzione sull’istituto della messa alla prova. Oltre a ciò, si ritiene che la funzione della pena, oggetto di dibattito giuridico, debba andare nella direzione di risocializzare e rieducare il soggetto sottoposto al trattamento, ritenendo fondamentale una elevata preparazione da parte degli operatori penitenziari che ne prendono parte. In chiusura della seconda parte, si analizzano gli interventi concreti che hanno emanato gli enti territoriali per un’efficace lotta alla criminalità organizzata, affiancata dall’attività delle associazioni che hanno sempre più preso piede sul territorio nazionale. Società che è ritenuta ancor più fondamentale nel trattamento rieducativo, con l’invito da parte delle istituzioni, rivolto a volontari e cittadini privati, di partecipare assiduamente alla vita degli istituti penitenziari.
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