Riassunto analitico
In questa tesi sono state prese in esame tre tematiche: il benessere e la soddisfazione lavorativa, la conciliazione lavoro-famiglia e la violenza sul luogo di lavoro.L’obiettivo primario è indagare la condizione personale e lavorativa degli infermieri di Reggio Emilia e la capacità degli stessi di conciliare il lavoro e la famiglia; obiettivi secondari sono analizzare quali strategie gli infermieri mettono in atto per conciliare lavoro e famiglia e rilevare il grado di soddisfazione lavorativa generale.È stato utilizzato un questionario, costituito da 68 item, somministrato agli infermieri iscritti all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Reggio Emilia. Il campione di infermieri è stato di circa 3200 professionisti, ovvero tutti gli iscritti all’OPI di Reggio Emilia; sono stati raccolti 399 questionari. Il 94% dei rispondenti lavora nella provincia di Reggio Emilia.La maggioranza è costituita da donne, la cui età maggiormente rappresentata risulta essere la fascia che va dai 50 ai 59 anni. Il 56% lavora come infermiere ospedaliero, con un contratto di lavoro prevalentemente full time; il 19% usufruisce del contratto di lavoro part-time. Nell'analisi delle attività quotidiane, gestione della casa, pulizia e cucina sono incarichi maggiormente attribuiti alla donna, mentre la manutenzione/riparazioni a carico dell’uomo. I compiti condivisi sono acquisti importanti e amministrazione dei risparmi. La metà dei rispondenti dichiara di avere familiari bisognosi di cure, prevalentemente genitori, suoceri e figli. Considerando che l’87% dei rispondenti è donna, ne consegue che il maggior carico nella gestione domestica sia sulle spalle di quest’ultima. Nell’assistenza ai familiari, più della metà chiede aiuto ad altri parenti, più raramente a persone o servizi esterni. L’assistenza nella crescita dei figli, invece, vede coinvolti principalmente i partner, i nonni e le scuole. Il 57% degli infermieri reputa soddisfacente il proprio grado di conciliazione lavoro-famiglia, mentre del 43% che si reputa insoddisfatto. Tra gli ostacoli che non permettono un adeguato livello di conciliazione lavoro-famiglia troviamo turni di lavoro impegnativi e preoccupazioni legati ad essi che si ripercuotono sulla vita familiare. Chi ha valutato il proprio livello di conciliazione soddisfacente riferisce di riuscire a gestire casa, famiglia e lavoro senza alcun supporto; chi chiede aiuto si avvale prevalentemente dei familiari. Tra gli interventi che potrebbero conciliare vita e lavoro spiccano l’istituzione del part-time e una maggiore informazione sulla legislazione vita-lavoro. Il 26% si ritiene scarsamente soddisfatto in merito al proprio lavoro, mentre il 74% si considera soddisfatto. I 3 aspetti maggiormente soddisfacenti includono la stabilità del contratto di lavoro, la possibilità di utilizzare le conoscenze e competenze e l’utilità sociale delle attività svolte. I 3 aspetti meno soddisfacenti riguardano le prospettive di guadagno e di benefit economici, il reddito percepito e le prospettive di sviluppo di carriera. Circa 1 persona su 2 ha subito discriminazioni, principalmente da coordinatori e da colleghi di sesso femminile, spesso senza una ragione definita. Il dato preoccupante è che il 76% dei professionisti ha subito aggressioni sul luogo di lavoro, per lo più in forma verbale e nei reparti ospedalieri; di queste solo il 45% è stato segnalato e/o denunciato. Conclusioni Dobbiamo essere consapevoli che, prima di prenderci cura dei nostri pazienti, dobbiamo prenderci cura di noi stessi, perché un’ottima assistenza parte soprattutto da un ottimo benessere psico-fisico degli operatori. Da questa ricerca emerge la passione per questa professione che tuttavia non sembra essere pienamente valorizzata: sono presenti diverse criticità che andrebbero affrontate e gestite per una maggior tranquillità e soddisfazione dei singoli professionisti soprattutto a livello famigliare.
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