Riassunto analitico
Introduzione: L’uso di alcol in gravidanza può̀ causare una serie di disturbi sia in età̀ perinatale (prematurità̀ alla nascita, sindromi di astinenza, tremori, ipereflessia), che un alterato sviluppo psicofisico in epoche successive (FASD). Obbiettivo: Lo studio valuta le abitudini relative al consumo di alcolici e l’incisività di una corretta informazione sui danni della FASD in un campione composto da operatori sanitari e studenti. Materiali e metodi: Si è utilizzato un questionario di 20 item in riferimento ad un progetto nazionale condotto dall’Università la Sapienza di Roma “Abitudini e stili di vita in gravidanza” tramite i moduli Google nel periodo Gennaio-Marzo 2024. Risultati: I questionari sono stati somministrati a 94 professionisti e 153 studenti. I campioni, a prevalenza femminile, hanno riferito di conoscere nell’80% e nel 70% la FASD e la hanno saputa definire correttamente. Rispettivamente il 93,6% e il 91,9% è a conoscenza che fornire informazioni riguardo alla FASD e ai rischi correlati sia utile e fondamentale. Tuttavia solo il 37,2% e il 30,4% rispettivamente ne discute con le gestanti. Una percentuale significativa di professionisti 78,5% e di studenti 94% non ha mai partecipato ad un corso di aggiornamento in merito alla FASD e non ha ricevuto informazioni al riguardo provenienti da fonti scientifiche. Infatti la necessità di ricevere una formazione specifica è avvertita nel 92,5% dei professionisti e nel 85,9% degli studenti. Per quanto riguarda invece il consumo personale di alcol, è riferito fino a 4 volte al mese nel 44.7% dei professionisti e nel 31,1% degli studenti. I luoghi dove viene consumato alcool è prevalentemente la propria casa (31%) e per gli studenti sono pub e discoteche (34.8%). Emerge una conoscenza parziale delle leggi vigenti in Italia, il 52,1% degli operatori e il 68,5 degli studenti sono a conoscenza del livello di alcool nel sangue sanzionabile alla guida, l’86,2% e il 94% che l’età minima per la somministrazione e vendita di alcolici è 18 anni, mentre solo il 54,9% e il 50% conosce i limiti di unità pericolosi per la salute sia nell’uomo che nella donna. CONCLUSIONI L’assenza di informazioni e di partecipazione a formazioni specifiche riguardo al consumo di alcolici in gravidanza, mostra l’importanza di progettare una formazione continua rivolta sia agli studenti che ai professionisti.
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