Riassunto analitico
A partire da alcune osservazioni preliminari sui fenomeni del pregiudizio, della discriminazione e della deumanizzazione, la presente ricerca si propone di delineare talune possibili strategie mirate alla loro risoluzione. Il termine pregiudizio ha assunto negli anni una valenza estremamente negativa. Di fatto, consiste in un atteggiamento pervasivo e universale, proprio del genere umano, derivante da un’opinione preventiva ed avventata, priva di ragioni logiche e dunque avulsa dalla realtà, nei confronti di individui o gruppi sociali. È abitualmente utilizzato per indicare uno stato mentale ed emotivo atteggiato a sfavore e ostilità nei confronti di qualsiasi “diversità”: fisica, etnica, di genere, di orientamento sessuale, di status socio-economico, ecc., rispetto al proprio io e al gruppo di appartenenza. Si differenzia dallo stereotipo che, nonostante anch’esso si presenti come un atteggiamento, è un processo attraverso il quale l’individuo tende a raggruppare ogni oggetto di conoscenza, compresi i gruppi umani, in insiemi il più possibile omogeni. Questi costrutti ̶ strettamente correlati ̶ possono condurre alla discriminazione, che, consistendo in un vero e proprio comportamento, riguarda atti reali e concreti, che vanno dall’aggressione verbale a quella fisica, messi in atto verso membri appartenenti ad altri gruppi». Tra le molteplici forme di discriminazione, pregiudizio e ostilità nei confronti di chi è diverso da sé, si assiste spesso anche a forme particolarmente gravose tra cui la deumanizzazione, caratterizzate dalla negazione totale o parziale dell’umanità altrui, ovvero la tendenza a percepire i gruppi estranei come “meno umani”. Dopo aver definito le differenti forme di deumanizzazione ̶ animalizzazione, biologizzazione, demonizzazione, meccanicizzazione, oggettivizzazione ̶ si delineano, dettagliatamente, gli studi sulla deumanizzazione esplicita e sulla deumanizzazione sottile; la prima si avvale di strategie evidenti, legittimando umiliazioni, soprusi e maltrattamenti, la seconda include processi deumanizzanti quotidiani che spesso, in maniera latente ed inconsapevole, corrodono lo status umano dell’Altro. L’invadente presenza del fenomeno della deumanizzazione e le conseguenze negative riscontrate nella vita delle società umane, ha guidato gli studiosi nell’individuazione di possibili strategie per contrastare le sue manifestazioni. Considerando che le ricerche su questo aspetto sono ancora ad uno stadio iniziale, si è cercato di generalizzare ai fenomeni deumanizzanti le strategie individuate per opporsi a pregiudizi e conflitti intergruppi. Tra di esse, è stata presa in considerazione l’ipotesi del contatto, in cui l’incremento qualitativo dei contatti tra i gruppi può migliorare la relazione tra quest’ultimi; più nello specifico, verrà approfondito il secondary transfer effect, ove l’effetto del contatto con membri di un outgroup può estendersi anche a membri di outgroup diversi non coinvolti nell’esperienza di contatto. Un ulteriore strategia è rappresentata dal modello dell’identità comune, volto alla creazione di un gruppo comune che vada oltre le identità sociali e anzi le inglobi all’interno di una nuova categoria; infine, l’incremento dell’empatia, sentimento efficace per contrastare i fenomeni di deumanizzazione. Alla luce di quanto è stato descritto, tenendo conto di tre gruppi target e del secondary transfer effect è stata condotta una ricerca con l’obiettivo di indagare se, qualitativamente e quantitativamente, il contatto e i sentimenti d’empatia siano determinanti nell’umanizzazione del gruppo primario, rappresentato dagli immigrati, sia nei confronti degli altri due gruppi stigmatizzati: gli omosessuali e le persone con disabilità.
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