Riassunto analitico
La scelta dell’argomento del mio lavoro finale è legata al mio lavoro di educatore e alla mia formazione musicale. Ho sempre cercato di inserire la musica nel mio lavoro di educatrice professionale creando interventi mirati che potessero coinvolgere sempre di più gli educandi nel proprio processo di apprendimento. La musica corale, nel suo essere un intervento educativo mirato, contribuisce con un elemento in più: il gruppo. Sono tantissime le ricerche, gli studi e le teorie che sottolineano i benefici dell'apprendimento in gruppo. La mia esperienza musicale è stata fortemente caratterizzata dal lavoro di gruppo, sia nel momento in cui ero in classe durante una lezione di teoria musicale, sia nel momento in cui mi era richiesto semplicemente ascoltare l’altro o nel momento in cui mi approcciavo nella conoscenza di un nuovo brano musicale. Ho imparato che la musica non può essere appresa esclusivamente eseguendola, l’apprendimento avviene nel momento in cui in quel processo educativo vengo coinvolta interamente, globalmente: copro, cuore, mente. È questa partecipazione globale, integrale che ha sempre fatto la differenza nei miei processi educativi. La tesi che presento attraversa la storia della musica sin dalle sue origini ed arriva al cuore dell’attuale concezione dell’educazione musicale, ma anche della condizione della musica nelle scuole. In questo percorso sono state evidenziate alcune metodologie d’insegnamento che hanno permesso di migliorare l’uso e la conoscenza musicale, ma hanno anche rappresentato un momento cruciale per la cultura occidentale, come ad esempio la nascita della polifonia o la ricerca nelle antiche pratiche l’essenza del canto gregoriano. Sin dai primi secoli d. C. il canto corale si è continuamente evoluto; da una pratica spontanea e quotidiana che era agli inizi, fino ad arrivare ad essere uno strumento di comunicazione, aggregazione, educazione e diffusione culturale, specializzandosi man mano e diventando sempre più consapevole della sua forza. Non sempre però questa consapevolezza ha trovato un riscontro concreto nei contesti formali. La musica non è sempre stata trattata come un sapere che sa, un sapere autonomo e alla pari di altri saperi. Nel primo capitolo ho ripercorso la nascita e la storia della scholae cantorum. Ho presentato le sue tappe fondamentali, gli sviluppi e i cambiamenti che ci sono stati nei secoli. Ho affrontato una delle riforme musicali maggiori, quella ceciliana di fine Ottocento e inizi Novecento, che ha coinvolto diversi ambienti musicali, non solo italiani, e non solo formali, provando a ritornare all’essenza della musica e ad attingere dal passato ciò che poteva essere utile per il presente, soprattutto a provare a superare quell’aspetto prettamente pratico della musica e vederla come un contributo culturale. Nel secondo capitolo ho affrontato il tema della legislazione scolastica italiana e di come, sin dall’Unità d’Italia, la disciplina musicale era stata messa, del tutto o in parte, da parte. Ho posto l’attenzione alla pigrizia epistemologica che ha riguardato gli ambienti scolastici musicale e generici e di come oggi, il concetto delle competenze, ci richiede un diverso impegno nell’approccio alla musica come scienza da una parte e come disciplina scolastica dall’altra. Ho riportato gli elementi fondamentali dei documenti nazionali circa l’insegnamento della musica e la competenza musicale nello specifico, evidenziando anche le funzioni della stessa competenza musicale. Nel terzo ed ultimo capitolo ho approfondito la pedagogia attiva musicale e la sua efficacia come metodo d’insegnamento. Ho presentato alcune figure fondamentali del passato e del presente e ho presentato, nell’ultimo paragrafo, il mio punto di vista circa la pratica corale, vista come un'azione trasversale, che, attraverso lo strumento della musica, contribuisce all'efficacia dell'apprendimento cooperativo.
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