Riassunto analitico
L’elaborato indaga come viene gestita l’interculturalità tra gli studenti dell’Università di Fort Hare, in Sudafrica, attraverso l’analisi della prospettiva dei suoi accademici. Lo studio è stato condotto nel campus di East London, nell’Eastern Cape del Sudafrica, nel quale la maggioranza degli studenti è composta da sudafricani neri della cultura Xhosa, tuttavia, è presente una grande varietà di altre minoranze che caratterizzano l’università come un istituto fortemente multiculturale. La scelta di questo tema ha origine durante l’esperienza Overseas di sei mesi ad East London, in Sudafrica. Pertanto, facendo parte della zona che ha risentito maggiormente delle influenze negative del regime dell’apartheid, la città mostra ancora oggi contrapposizioni uniche, di difficile lettura, ma interessanti e ricche di significati legati ad una storia di sofferenza ed ingiustizie razziali. Qui si inserisce l’Università di Fort Hare, la quale grazie alla peculiare composizione culturale dei suoi studenti, è una realtà unica nel suo genere in tutto il paese, e da qui è nato il mio interesse relativo all’approfondimento di come viene gestita la diversità nell’istituto. L’elaborato inizialmente ha presentato un’ampia revisione della letteratura, articolata in cinque capitoli, e due capitoli conclusivi relativi la ricerca empirica condotta nell’Università. Pertanto, i primi cinque capitoli hanno analizzato la multiculturalità a partire da una prospettiva macro, generalizzata a tutto il Sudafrica, per poi addentrarsi nel peculiare contesto della città di East London, e a sua volta ancora più nello specifico nell’Università di Fort Hare; il tema delle disuguaglianze durante l’apartheid; le proteste degli studenti e il ruolo chiave degli accademici nel cambiamento sociale; l’evoluzione delle università nel Sudafrica post-apartheid, e le politiche tese ad un incremento dell’inclusione sociale nell’istruzione superiore; i pregiudizi e gli stereotipi insiti nel contesto scolastico sudafricano, e il tema della discrezionalità dei professionisti educativi. Il sesto e il settimo capitolo, infine, hanno descritto nel dettaglio com’è avvenuta la ricerca empirica. In particolare, l’indagine è stata condotta attraverso una prima fase osservativa sul campo e successive interviste semi-strutturate ad un campione di dieci accademici. La ricerca ha avuto diversi obiettivi, come esplicitare i momenti e le modalità con cui avviene il contatto e il dialogo interculturale; comprendere se ci sono pregiudizi razziali nell’istituto; esplorare la politica interculturale utilizzata dagli accademici; la tipologia di potere discrezionale utilizzato per giungere agli obiettivi auspicati; il ruolo del sistema educativo relativamente alle scelte e ai principi alla base dell’organizzazione interna dell'istituto; comprendere il livello di integrazione tra gli studenti di Fort Hare. L’analisi e l’interpretazione delle risposte fornite dai partecipanti hanno mostrato tra gli svariati aspetti, un buon livello di integrazione tra gli studenti dell’istituto universitario, seppur con alcune difficoltà causate dal peculiare contesto storico e culturale in cui esso si trova, e la rilevante lacuna che mostrano gli accademici circa le linee guida istituzionali e i finanziamenti nazionali, a favore dell’inclusione sociale e dell’integrazione della varietà culturale, non solo rivolti a Fort Hare, bensì a tutte le istituzioni educative superiori del paese. La ricerca condotta, ha consentito un’approfondita conoscenza della gestione dell’interculturalità nell’Università di Fort Hare, la quale ha portato a terminare l’elaborato con un’ampia esposizione delle conclusioni, oltre ad implicazioni e suggerimenti per la ricerca futura.
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