Riassunto analitico
A distanza di circa vent’anni dalla fine del monopolio pubblico del collocamento, in Italia il dibattito sui Servizi per l’impiego è ancora aperto. Alcuni pensano ad un rilancio dell’operatore pubblico, altri ne vorrebbero un totale smantellamento, altri ancora preferirebbero una compresenza pubblico-privato che valorizzi i punti di forza di ognuno. La questione non è affatto formale ed anzi l’importanza è tale che ad oggi sembra essere uno dei terreni di scontro più contesi dalle forze politiche in campo; prova ne è la rilevanza che hanno assunto nel Documento di Economia e Finanza del 2019, i Centri per l’impiego e il c.d. Reddito di Cittadinanza. Si tratta certamente di una tematica che abbraccia una lunga serie di discipline che vanno dall’economia e il management, passando per il diritto e le scienze sociali e politiche. In questa tesi si è cercato di approfondire l’aspetto che riguarda la gestione e l’organizzazione dell’azienda pubblica e dell’azienda privata preposte all’attività di intermediazione del lavoro, con l’obiettivo di ottenere un quadro che ci permetta di confrontare i due tipi di struttura e trarre conclusioni razionali. La trattazione comincia con una breve analisi degli eventi storici che hanno segnato il mercato del lavoro a livello europeo, soffermandosi in particolare sulla nascita e sull’evoluzione del modello teorico della c.d. flexicurity nei diversi Paesi dell’Unione. Si è osservata la differente conformazione che i vari Stati hanno dato alle politiche attive del lavoro ed il tentativo delle Istituzioni europee di creare un sistema in cui vigesse la sussidiarietà sia verticale che orizzontale dei Servizi per l’impiego. Infatti, si è visto come l’intero modello sociale europeo sia stato influenzato dal movimento di opinione chiamato New Public Management, che predilige, in sostanza, l’ingresso dell’operatore privato nell’erogazione dei servizi al lavoro e dunque la realizzazione della sussidiarietà orizzontale. Da un punto di vista teorico, la liberalizzazione del mercato dell’intermediazione del lavoro e della trasformazione del ruolo dell’operatore pubblico in “controllore”, non può che ricondurre ad un approfondimento sul tema dell’opportunismo o, più precisamente, alla c.d. teoria dell’agente-principale e di come è stato gestito dai vari paesi europei. Si arriva all’analisi dei Centri per l’impiego italiani, in cui assume una particolare importanza il periodico monitoraggio effettuato dall’ANPAL. Dopo un excursus sui cambiamenti normativi avvenuti nel corso degli anni, l’analisi va a focalizzarsi sugli aspetti prettamente aziendali. Si osserva in primo luogo l’ambiente in cui operano i Cpi, dove emerge come su alcuni aspetti esistono differenze territoriali marcate, in particolare tra il Sud ed il Nord-Est, che rendono difficile un unico discorso per tutto il Paese. Lo studio poi, si sposta verso l’analisi dei servizi offerti e si conclude con alcuni dati e riflessioni su due particolari criticità che affliggono i Cpi italiani, ovvero la carenza di personale e di competenze e le difficoltà nell’erogazione dei servizi alle imprese. Usando lo stesso schema adottato per i Centri per l’impiego, anche per le Agenzie per il Lavoro, dopo un inquadramento a livello giuridico (con specifico riguardo al contratto di somministrazione lavoro), si è proceduto ad analizzare gli aspetti aziendali. Si sono osservate le strategie delle principali agenzie operanti in Italia, la loro struttura organizzativa e ci si è affidati ad un caso pratico su GiGroup per analizzare i servizi offerti, il core business della somministrazione e le tipologie di figure professionali presenti nelle ApL.
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