Riassunto analitico
In questo lavoro di tesi viene proposta una riflessione pedagogica in prospettiva interculturale, della quale sono protagoniste le classi subalterne notoriamente prive di una propria voce. Il lavoro di progettazione e realizzazione della tesi, attraverso le opere della studiosa afroamericana bell hooks, vuole proporre una lettura controegemonica di quella colonizzazione pedagogica (Bianchi, 2019) ancora viva e attiva nel nostro mondo culturale ed educativo. Nello specifico, la centralità della riflessione proposta prende vita da una immersione nelle vite delle donne migranti, la cui condizione risulta essere inferiorizzata per antonomasia. Esse sono, infatti, in sfida costante con la società – non soltanto per il colore della loro pelle e/o per la loro provenienza – ma anche per il loro genere. La condizione marginale di queste donne assume qui un ruolo privilegiato, un punto di osservazione grazie al quale rimodulare e arricchire la propria prassi educativa. La domanda-riflessione che dà vita a questo elaborato è allora: “chi educa le ultime”? Chi e come deve progettare e realizzare percorsi di educazione-istruzione-formazione per “le dannate della terra” (Bianchi, 2019)?. Nel primo capitolo vengono delineate le linee evolutive della pedagogia interculturale, il suo legame stretto con l’antropologia e le potenzialità insite in una formazione marcatamente incentrata allo sviluppo dello spirito critico. In seguito, viene messa in rilievo l’incidenza del background familiare su bambini/e e ragazzi/e, sia in termini materiali sia in termini emotivi. Il capitolo si conclude con un paragrafo che intende introdurre l’eterogeneità delle condizioni femminili. Il secondo capitolo si pone l’obiettivo, come suggerisce il titolo stesso, di dare voce alla vulnerabilità e alla doppia vulnerabilità: con il supporto della letteratura mutuata dagli studi postcoloniali, si cerca di considerare le condizioni più difficili e marginali da prospettive non etnocentriche. Nel terzo capitolo, invece, viene suggerita l’importanza di coniugare pratica interculturale ed educazione di genere, per una formazione realmente orientata alla giustizia sociale. Infine, nel quarto capitolo, vengono presentate vita ed opere di una donna che dovrebbe essere, a mio avviso, fonte di ispirazione per noi insegnanti: Gloria Jean Watkins, meglio nota come bell hooks. Scrittrice, femminista, attivista e, ultimo ma non per importanza, insegnante americana, che ha dedicato le sue opere e il suo lavoro in qualità di docente alla messa in pratica di un’educazione liberatoria ed entusiasmante. Verranno approfondite in particolare quattro opere dell’autrice, che appaiono coerenti e dense di significati utili per il percorso delineato: Teaching to transgress (1994), Elogio del margine (1998), Yearning: race, gender and cultural politics (1990) e All about love:New visions (2000).
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